16 Maggio 2024
Milano, 13°

Sport

Salvate il soldato Pogacar, Vingegaard è pronto per festeggiare a Parigi

20.07.2023

Salviamo il soldato Tadej! Più che un’esortazione, è un imperativo che va ben oltre le personali speranze. Il Tour di Pogacar si complica, un fenomeno in una generazione di fenomeni e Vingegaard non è da meno. Avvicinamento sbagliato, approccio da presuntuosi, mancanza di conoscenza dei limiti contingenti e mentori ottusi.

Il Tour, che si è retto per quindici tappe sui colpi di fioretto, nell’unica e montagnosa cronometro al debutto della terza e ultima settimana, al momento di “cambiare arma e passare alla sciabola”, ha visto uscire allo scoperto di prepotenza Jonas Vingegaard ai danni proprio del soldato Pogacar, che nelle giornate precedenti aveva parzialmente impensierito il danese con scatti di grande intensità, ma troppo brevi per pretendere di buttarlo giù dal ring.

Lo sloveno si è, dapprima, inchinato nettamente al danese nei 22,5 km contro il tempo del martedì perdendo 4 secondi e mezzo ogni mille metri (1’38” alla fine) e poi crollare verso Courchevel il mercoledì, scenario che per la storia del ciclismo già aveva salutato i successi di Richard Virenque, Marco Pantani e Alejandro Valverde. Pogacar ha dovuto concedere quasi 6 minuti, senza granché imputare alla cadutina in partenza.

Sull’impossibile Col de la Loze, il successo di giornata è andato col Souvenir Desgrange (la Cima Coppi del Tour), all’austriaco Felix Gall e Vingegaard ha ipotecato il bis consecutivo in maglia gialla a 7 chilometri dalla cima della vetta più alta del 2023 a scapito di Pogacar, vincitore delle due edizioni precedenti (2020 e 2021).

Senza scomodare scienziati o chi altri, la più semplice delle constatazioni è legata ad alcuni momenti decisivi della disgraziata primavera dello sloveno: caduta alla Liegi-Bastogne-Liegi, frattura dello scafoide del polso sinistro il 23 aprile, intervento chirurgico immediato, un mese circa di rallentamento nella preparazione della Grande Boucle e nuova sfida a Vingegaard appena 99 giorni più tardi come se nulla fosse il 1° luglio a Bilbao.

Avvicinamento sbagliato. Approccio da presuntuosi. Mancanza di conoscenza dei limiti contingenti. Mentori ottusi. Assioma: Pogacar è un fenomeno in una generazione di fenomeni e Vingegaard non è da meno.

Riflessione: era davvero logico duellare ad armi pari con il danese ben sapendo di non essere preparato quanto l’avversario? Interrogativo: chi diavolo studia le strategie con Pogacar e – soprattutto – chi collabora con Tadej a gestire i talenti che ha in tasca? Deduzione: i suoi “direttori” dovrebbero scendere dall’ammiraglia e consegnare Pogacar ad esperti veri, facendo un bagno di umiltà, spogliandosi dei panni della presunzione. Non richiede un particolare sforzo di intelligenza dirigere uno come Tadej quando tutto fila per il verso giusto: è sufficiente poter contare su autisti di ammiraglie. Il difficile è guidarlo quando ci sono delle complicanze, operando scelte conseguenti. Le maestranze hanno fallito nel 2022 e si sono ripetute tristemente nel 2023.

E qui ci fermiamo. Domenica a Parigi sarà festa per molti, non certo per Pogacar anche se salirà sul podio all’ombra di Vingegaard.

Credito fotografico:
Tour de France 2023; A.S.O./Pauline Ballet

Condividi