20 Giugno 2025
/ 19.06.2025

San Pietro verso l’obiettivo zero emissioni

Il cardinale Mauro Gambetti, presidente della Fabbrica di San Pietro: “Vogliamo una ‘casa’ a impatto zero, che tutti accoglie e tutti incoraggia a crescere in umanità”

Nel cuore della cristianità si fa strada una rivoluzione silenziosa fatta di pompe di calore, sensori ambientali e lampade Led. La Basilica di San Pietro si prepara a diventare un esempio di sostenibilità ambientale, con un obiettivo ambizioso: diventare una “casa a impatto zero”. È il frutto di un progetto voluto dalla Fabbrica di San Pietro e sviluppato in collaborazione con Enea, il Politecnico di Milano, l’Università di Bari e l’Università degli Studi della Tuscia. Un progetto che non guarda solo alla Basilica ma anche agli edifici annessi, come la canonica, la residenza Santa Marta e lo storico studio del Mosaico.

Il cuore dell’intervento è la riduzione drastica dei consumi e delle emissioni di CO₂. Secondo i dati diffusi, si punta a un taglio del 43% dei consumi energetici e di oltre il 60% delle emissioni climalteranti. Non si tratta solo di numeri: significa far dialogare il rispetto per il patrimonio storico con l’innovazione tecnologica, senza mai compromettere la sacralità e l’identità del luogo. Tra le misure in campo, figurano la sostituzione degli impianti di riscaldamento con pompe di calore geotermiche, l’introduzione di ventilazione naturale notturna per rinfrescare le navate senza climatizzatori e un nuovo impianto di illuminazione a Led capace di esaltare i dettagli artistici risparmiando energia.

Dietro ogni scelta, c’è uno studio scientifico. Enea ha tracciato nel 2023 una mappa dettagliata dei flussi di materiali e risorse idriche. L’obiettivo era capire dove e come intervenire per rendere più efficiente l’intero complesso. Il Politecnico e l’ateneo barese, invece, hanno indagato a fondo la qualità dell’aria, un tema reso ancora più urgente dopo l’esperienza del Covid-19. Con sette centraline di rilevamento installate in punti chiave, vengono monitorati quotidianamente inquinanti atmosferici, composti organici volatili, radon e altri parametri microclimatici. Nonostante la presenza quotidiana di oltre 40.000 visitatori, i livelli risultano rassicuranti: l’enorme volume interno e la buona circolazione dell’aria naturale garantiscono condizioni di salubrità superiori alla media di molti altri ambienti pubblici.

Ma non si tratta solo di un progetto tecnico. C’è una visione più profonda che accompagna questo percorso, come spiega il cardinale Mauro Gambetti, presidente della Fabbrica di San Pietro parlando dell’obiettivo di questo processo di trasformazione che punta a far diventare la cattedrale “una ‘casa’ a impatto zero, che tutti accoglie e tutti incoraggia a crescere in umanità”. Un messaggio in linea con la “Laudato Si’” e con i vari richiami di papa Francesco alla responsabilità ecologica (anche nella “Laudate Deum” il pontefice aveva ribadito con forza la necessità di un’azione concreta contro la crisi climatica).

A guidare il comitato scientifico c’è Walter Ganapini, chimico ambientale ed ex membro del Comitato Scientifico dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, figura di riferimento nella transizione ecologica italiana. Secondo Ganapini, “questo progetto si inserisce in un paradigma One Health, dove la tutela dell’ambiente, la salute delle persone e l’innovazione tecnologica si integrano”. Un modello, sottolinea, che guarda agli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e al Green Deal europeo, ma che nasce dentro una delle istituzioni religiose più antiche e simboliche del pianeta.

L’orizzonte temporale è fissato al 2026, in coincidenza con un anniversario importante per la Basilica nella sua veste attuale: papa Urbano VIII la consacrò il 18 novembre 1626, al termine di oltre un secolo di lavori iniziati con la posa della prima pietra nel 1506. Ma l’obiettivo va oltre il calendario: San Pietro vuole diventare un laboratorio replicabile, un modello che possa essere adottato da altri luoghi storici e monumentali, italiani e internazionali. Perché anche nei santuari del passato si può sperimentare il futuro.

Non è un caso che la Fabbrica stia investendo anche sull’educazione ambientale dei visitatori, in vista del prossimo Anno Giubilare. L’idea è trasformare l’esperienza della visita a San Pietro in un’occasione per riflettere sul rapporto tra spiritualità, responsabilità ecologica e giustizia sociale. L’ecologia integrale invocata da Papa Francesco diventa qui un cantiere vivo, tangibile, fatto di scelte concrete.

La Basilica di San Pietro non cambia il suo volto, ma il suo respiro. E in un mondo soffocato dalle emissioni e dai ritardi nella transizione, questa è una notizia che fa bene non solo ai credenti, ma a chiunque abbia a cuore il destino collettivo di noi abitanti del pianeta.

CONDIVIDI

Continua a leggere