21 Novembre 2024
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Cronaca, Sanità

Sanità pubblica, tenere alta la nostra bandiera

12.11.2024

Le spese sanitarie a carico dei cittadini sono aumentate del 23% dal 2012 al 2023, con una crescita media dell’1,6%, pari a circa 5 mld di euro all’anno. L’impennata di oltre 10% subita tra 2022 e 2023 riflette una pessima fotografia della situazione in corso. Tra tagli alla prevenzione e rinuncia alle cure siamo vicini a un punto di non ritorno.

Universalità, equità, solidarietà. Sono i tre principi che guidano il servizio sanitario nazionale, istituito nel nostro Paese dalla legge n.833 approvata nel dicembre del 1978. Sistema sanitario che, però, ormai da un decennio, vive importanti difficoltà e costringe gli italiani a pagare di tasca propria le cure. A confermalo è l’ultimo report dell’Osservatorio Gimbe, che ha messo in luce un dato piuttosto drammatico: nel 2023 i cittadini hanno speso 3,8 miliardi di euro in più per curarsi rispetto all’anno precedente. Una fotografia, quella scattata dall’Osservatorio, che non coglie alla sprovvista: guardando i dati sul lungo termine messi a disposizione dall’Istituto nazionale di statistica si riscontra una tendenza in crescita.

Tra il 2012 e il 2023, infatti, le spese sanitarie a carico dei cittadini sono aumentate del 23%, con una crescita annua dell’1,6%, pari a circa 5 miliardi di euro spalmati nell’arco temporale di riferimento. Tuttavia, l’impennata dell’oltre 10% subita tra 2022 e 2023 pone importanti implicazioni. E ad aggravare un quadro che già così sembra compromesso, ci sono i numeri sulla prevenzione e sulla rinuncia alle cure.

Innanzitutto, la prevenzione, che da sempre ha rappresentato un caposaldo del nostro sistema sanitario: stando ai dati, tra 2022 e 2023 i fondi destinati ad essa destinati hanno subito un crollo del 18,6%. Tradotto in cifre, un taglio pari a quasi 2 miliardi di euro. E poi la rinuncia alle cure, che secondo i dati Istat lo scorso anno è stata una decisione che ha riguardato 4,48 milioni di persone in Italia. Di queste, 2,5 milioni hanno rinunciato a causa di problemi economici. Proprio a causa di difficoltà di natura economica, il 5,1% delle famiglie hanno dichiarato di essersi trovate di fronte a un bivio, dovendo scegliere tra le spese sanitarie e altri bisogni primari.

«Dati, narrative e sondaggi di popolazione dimostrano che oggi la vera emergenza del Paese è il Servizio Sanitario Nazionale, la cui tenuta è prossima al punto di non ritorno – dice Nino Cartabellotta, presidente dell’Osservatorio Gimbe – Perdere il Servizio sanitario nazionale significa non solo compromettere la salute delle persone, ma soprattutto mortificarne la dignità e ridurre le loro capacità di realizzare ambizioni e obiettivi». In questo scenario, le parole di Cartabellotta assumono un significato d’urgenza, di necessità di intervento. Un appello per uno stop ai tagli, perché il diritto alla salute non può essere un’opzione.

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