13.12.2024
Sanremo per me è casa
Roma, 13 dic. (askanews) – “Grazie del prezioso lavoro e della preziosa collaborazione dei giornalisti in tutte le cose che facciamo. Nell’ambito del Festival di Sanremo, il lavoro del giornalista viene amplificato”. Lo dichiara Carlo Conti.
“Negli anni ’80 sono andato a Sanremo con il mio 127 arancione, partendo da Firenze come inviato di una delle radio private per le quali lavoravo in quel periodo. Ero alla ricerca di qualche battuta, di un saluto, di una piccola intervista che potevo rubare letteralmente a qualche cantante che stava entrando all’Ariston o che usciva dall’albergo. Non avrei mai immaginato veramente in quegli anni lì di ritrovarmi un giorno sul palco di Sanremo e addirittura diventarne il conduttore e il direttore artistico. Sanremo – dice Conti – per me è casa. Ogni volta che ci vado, ci andrò mercoledì per fare questa nostra diretta su Rai 1 che abbiamo intitolato Sarà Sanremo: presenterò i 30 Big in gara e Cattelan farà la finalissima per scoprire le quattro Nuove Proposte che arriveranno all’Ariston poi a febbraio. È familiare l’Ariston, Sanremo. Non sento più quell’emozione che invece magari negli anni ’80 sentivo soltanto per andare a fare interviste. È buffo, no? Questo nella vita: adesso che ho un ruolo di responsabilità, mi sento a casa e non ho nessun tipo di pressione, perché è una grande festa della musica, una grande kermesse”.
“Come direbbe Bennato – prosegue Conti – sono solo canzonette, ma è un argomento che interessa tutta Italia, che catalizza l’attenzione degli italiani. Se prima, fino a qualche anno fa, il commento su Sanremo avveniva il giorno dopo al bar o in ufficio, adesso il commento è in tempo reale, in questa grande piazza virtuale che sono i social. Viene tutto amplificato, nel bene e nel male: un’affermazione, un gesto che accade sul palco, delle volte amplificato, strumentalizzato, travisato. Bisogna stare attenti noi stessi, quando facciamo interviste, a non essere fraintesi. Oggi si tende un po’, in molti siti più piccoli soprattutto, in molte realtà più piccole, a cercare il click in più travisando, facendo titoli a effetto. Perché ovviamente, quando si legge Sanremo, subito si catalizza l’attenzione”.
“Dopo l’annuncio che ho fatto dei Big – aggiunge Conti – la cosa più curiosa era il fatto del “dissing” tra Fedez e Tony Effe. Magari senza minimamente preoccuparsi di che canzone avranno presentato. Io prendo tutto con molta leggerezza, e anche tutto quello che si crea intorno a Sanremo lo ritengo estremamente positivo, perché aiuta a creare interesse, a tenere alta l’attenzione. Quindi mi piace che ci sia il toto-cantanti che vengono a Sanremo, il toto co-conduttori, il “che cosa dirà, che cosa non dirà”. Mi piace meno quando vengono travisate, trasformate, strumentalizzate certe affermazioni”.
“Tempo fa, per esempio, in un podcast mi hanno chiesto: che tipo di canzoni stanno presentando i cantautori? La mia risposta è stata: Beh, principalmente ho notato che nella maggioranza dei casi i cantautori stanno tornando a parlare di cose più dirette, più piccole, di quelle che ci circondano: può essere la famiglia, un rapporto d’amore, un rapporto con i figli. Ho detto questo. Automaticamente poi si è letto che io non voglio canzoni che trattino temi di guerra o di immigrazione a Sanremo. Si è trasformata un’affermazione data a una domanda precisa cercando lo scoop, travisando, raccontando il falso. Da qui poi – conclude – nascono le fake news: quell’affermazione viene ripresa da un sito, che passa per un altro sito, incominciano a scrivere sui social, e così, a macchia d’olio, si trasforma una cosa in un’altra”.