25 Marzo 2025
/ 11.02.2025

Sanremo stile Trump, il trionfo dell’ego

Oggi il via alla kermesse musicale. Si cantano la gioventù e la depressione, la realtà che sta intorno è la grande assente

La sfera personale in primo piano, la dimensione collettiva silenziata a favore di un linguaggio puramente autoreferenziale. Si parla di sentimenti, gioventù e depressione (anche se in chiave pop), ma l’attualità – e dunque l’ambiente – non ci sono. Questo in estrema sintesi il fil rouge che lega quasi tutte le 29 canzoni in gara nella nuova edizione del festival di Sanremo, a poche ore dal suo inizio.

“Leggendo i testi non ho intravisto connessioni con temi ambientali se non forzati. Si conferma piuttosto una tendenza degli ultimi anni ovvero l’amore con tutte le sue gioie, delusioni e sfaccettature”, commenta Andrea Spinelli, giornalista del Quotidiano Nazionale specializzato in musica e spettacoli che segue il festival da quasi quarant’anni.

“Credo che la ragione stia nel fatto che gli artisti vivono una specie di scollamento dalla realtà e dalle urgenze dei tempi che stiamo attraversando, spinti piuttosto dal desiderio di ripiegarsi sul privato”, continua Spinelli. Anche se altrove, penso a tournée come quelle di Elisa, Marco Mengoni o a livello mondiale i Coldplay, una coscienza ambientalista affiora qua e là, a cominciare da una riduzione delle emissioni e dall’eliminazione delle bottigliette di plastica”.

C’era una volta “Il ragazzo della via Gluck”
“Quando mi riferisco al fatto che la tematica ambientale può emergere ma in modo forzato intendo dire che, prendendo ad esempio il pezzo di Francesca Michielin ‘Fango in paradiso’, qualcuno potrebbe rilevare un mood più ambientalista ma in realtà nella strofa ‘E quanto amore sprecherò, quanti vetri rotti che sono plastica per i tuoi stupidi occhi, se non piangi mai’, la parola plastica è del tutto marginale”.

In passato a Sanremo il rapporto dell’uomo con la natura è emerso con evidenza: basti pensare, uno fra tutti, a “Il ragazzo della via Gluck” di Adriano Celentano, a “Cara terra mia” di Al Bano o a “Vado a vivere in campagna’ di Toto Cutugno.

Certo, il festival, gradualmente, si è organizzato in modo più sostenibile: raccolta differenziata dei rifiuti, sistemi di illuminazione a basso consumo, via la carta, tutto digitalizzato. Ma siamo all’ordinaria amministrazione, forse un po’ meno calcolando i generatori di elettricità che consumano una grande quantità di petrolio.

Vince il fatturato
Di grande a Sanremo c’è il fatturato. Secondo un’analisi del network mondiale EY (Ernst & Young), le spese pubblicitarie degli sponsor disponibili al grande pubblico avranno un impatto economico di 172 milioni. E ogni persona che vorrà assistere allo spettacolo dovrà tirare fuori dal portafoglio – considerando costi dei trasporti, pernottamento e ristorazione – circa 500 euro.

Come riporta un articolo di Wall Street Italia, l’evento dunque si conferma un rilevante motore di crescita economica non solo per la Liguria ma per il Paese intero: il valore complessivo si aggira attorno ai 245 milioni di euro, con la creazione di quasi 1.500 posti di lavoro temporanei.

Molto business, una spruzzata di sentimenti, poca realtà.

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