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Schumacher, 10 anni da quella domenica di neve

29.12.2023

Rispetto, amore e riservatezza. Queste sono le parole che hanno sempre distinto il sentimento comune verso il Kaiser della F1, costretto dallo strano destino a frenare le sue leggendarie corse in un pauroso incidente sulla pista di neve a Meribel il 29 dicembre 2013.

Era un’anonima domenica a cavallo tra Natale e Capodanno, uno di quei giorni che ogni famiglia sfrutta per trascorrere qualche ora lieta in compagnia senza che avvenga nulla di particolarmente rilevante. E invece quella domenica cambiò tutto: la vita di un marito e padre di famiglia, per prima cosa, e poi la percezione generale di una leggenda dello sport. L’unica cosa immutata rimase e ancora resta l’amore indissolubile dei tifosi e della gente comune nei suoi confronti. Perché quella domenica era il 29 dicembre 2013, dieci anni fa esatti. Il giorno in cui Michael Schumacher rimase coinvolto nell’incidente sulle nevi di Meribel che ha rappresentato il vero crocevia della sua esistenza.

Di ciò che avvenne in quelle ore sulle Alpi francesi si discusse tanto allora, e non si è mai realmente finito di parlare. Dopo i primissimi giorni di grande apprensione si creò tuttavia un generale senso di rispetto e discrezione, da allora filo conduttore della vita di Michael Schumacher. Fu Sabine Kehm, portavoce della famiglia, l’unica a fornire sparuti aggiornamenti senza mai oltrepassare il confine del lecito, l’opportuno, lo strettamente necessario. E, merce rarissima nel mondo assetato di scoop di oggi, tutti vi si attennero. Ulteriore riprova dell’amore viscerale e del rispetto assoluto che il campionissimo della F1 era riuscito ad acquisire negli anni. Ciò che è sicuro è che Schumacher in quel fatidico 29 dicembre 2013 sciava a Meribel, si ritrovò fuori pista e cadde di testa contro una roccia. Indossava il casco, che fu però perforato dall’asta su cui era posizionata una telecamera sportiva. Da qui l’operazione a Grenoble, il coma farmacologico fino al 16 giugno 2014, i mesi a Losanna, il trasferimento nella poco distante Gland, in una villa di famiglia che da allora è diventata la fortezza del suo dolore, del suo silenzio, del suo complicatissimo recupero. E dell’amore dei suoi cari.

Schumacher è uno dei più grandi della storia della F1, per molti il più grande in assoluto. Nessuno prima di lui vinse 91 Gran Premi, 7 mondiali, nessuno ha mai dominato quanto lui in Ferrari, e nemmeno ci si è avvicinato. Alcuni dei suoi record oggi sono stati superati, e perfino l’imbattibile Max Verstappen del 2023 ha faticato ad avvicinarne alcuni. Ma da quel giorno del 2013 il Kaiser divenne improvvisamente una creatura fragile, come e più di noi. E il nostro amore nei suoi confronti da allora è forse addirittura più profondo, sebbene più disperato.

Dieci anni dopo sappiamo che vive e lotta, ma che continua a stare male. E non sappiamo realmente quanto. La famiglia, a partire dalla moglie Corinna, ha deciso di tenere privati i contorni della sua battaglia. Pochissime sono le persone che hanno accesso a Schumacher, che lo hanno visto, che ci hanno parlato. Dando al mondo indicazioni spesso contraddittorie sulla sua salute. Ma farsi troppe domande è sbagliato: il grande campione non se lo merita. Vorremmo sapere di più, certo, ma il rispetto deve vincere sul bisogno di informazioni.

Respira, Michael. E continua a lottare. Sappiamo che ci sei, e questo ci basterà.

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