03.09.2024
Carenza di personale, docenti precari ed edifici fatiscenti. Sta per cominciare un nuovo anno scolastico e molti insegnanti precari si trovano ancora assegnati a scuole lontane da casa. Dati e numeri.
Ormai manca poco. Tra pochi giorni, milioni di studenti torneranno alla loro routine che li accompagnerà fino all’estate prossima. Se chiedessimo loro se sono pronti a ricominciare, beh, alcuni diranno di sì, altri diranno di no. Ci siamo passati tutti. Ma se chiedessimo alla Scuola se è pronta per un nuovo anno scolastico quale sarebbe la risposta?
A parlare sono i dati: se nel 2017/2018 i docenti precari erano 132mila – un numero tutto sommato ragionevole – ecco che per l’anno 2021/2022 i contratti a tempo hanno raggiunto quota 224.958. Quasi raddoppiati. E quell’anno si pensava di aver toccato il fondo. E invece no. Perché l’anno successivo si è arrivati a quasi 235mila, e quest’anno, secondo le stime della fondazione torinese “Giovanni Agnelli”, che da anni monitora la situazione, potrebbe toccarsi quota 250-300 mila. Insomma, un docente su quattro sarà precario. E tra nuovi crediti formativi a spese degli aspiranti docenti (per intenderci, quelli introdotti dall’ex Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi) e concorsi in forte ritardo, come il primo concorso Pnrr, ecco che la ricetta per il disastro è servita. Da qui, due ordini di problemi: uno di natura pedagogica e uno di natura economica. Partendo dal primo, uno scenario del genere porta inevitabilmente a un rapporto formativo a singhiozzo, che non giova né al docente, che ogni anno si trova a conoscere classi diverse di istituti diversi, né e soprattutto agli studenti, che si trovano di fronte nuove figure di riferimento e nuove modalità didattiche. Situazione che si fa ancora più complessa per gli studenti che necessitano di una figura di sostegno: per esempio, secondo Istat, nel 2023, 6 studenti su 10 hanno cambiato insegnante. E su nessun manuale di pedagogia troveremo i benefici di una tale discontinuità didattica.
Secondo aspetto, e non per importanza, le condizioni economiche che i docenti precari si trovano ad affrontare. Da una parte i contratti a tempo, che non permettono certamente una stabilità economica. E poi la questione degli affitti. Molti insegnanti precari, infatti, si trovano spesso assegnati a scuole lontane da casa: ma quanti, con quegli stipendi, si possono permettere di pagare affitti che ormai hanno raggiunto prezzi spesso inavvicinabili a causa del caro affitti? Nello specifico, secondo Immobiliare.it, in Italia il prezzo medio per una stanza è di 461 euro al mese, mentre il costo medio per un posto letto è di circa 266 euro. E non tutti hanno una famiglia alle spalle che possa sostenerli. Ma il precariato, nelle scuole, non è una novità. E si succedono i governi e le legislature, ma nessuno sembra interessarsi davvero.