02.04.2024
La Lega si difende: “Collaborazione con Putin non vale più”
Roma, 2 apr. (askanews) – “I propositi di collaborazione puramente politica del 2017 tra la Lega e Russia Unita non hanno più valore dopo l’invasione dell’Ucraina”. “Dispiace che l’aula debba perdere tempo per polemiche inutili e strumentali innescate dall’opposizione”. A due giorni dal voto della Camera, con queste parole, una nota della Lega prova a liquidare la mozione di sfiducia nei confronti del suo leader Matteo Salvini, presentata da tutta l’opposizione (tranne Iv). “Menzogne, andiamo avanti con la sfiducia”, è la replica di Matteo Richetti, capogruppo di Azione e primo firmatario della mozione contro il ministro per le Infrastrutture e i Trasporti. Un botta e risposta che è solo l’antipasto della vigilia dei due giorni intensi che attendono il governo Meloni e l’alleanza di centrodestra a Montecitorio.
In aula verranno discusse e votate le mozioni di sfiducia nei confronti dei Ministri Daniela Santanché e Matteo Salvini. Si vota per appello nominale e nessuno dei due, come è ovvio, rischia alcunché ma inevitabilmente gli occhi saranno puntati sui voti e sulle assenze tra i banchi della maggioranza che per 48 ore dovrà incassare le accuse dell’opposizione su due casi di non poco conto. Quello che riguarda la ministra del Turismo, indagata per truffa aggravata nei confronti dell’Inps, e quello del ministro per le Infrastrutture e Trasporti sui rapporti del suo partito, la Lega, con il presidente russo Vladimir Putin.
E’ per questa ragione che il governo vorrebbe sbrigare in fretta la pratica: si farà di tutto per chiudere su entrambe le mozioni entro giovedì sera. Domani e dopodomani sono previste, se dovessero servire, anche le sedute notturne e addirittura una inedita seduta con votazioni di venerdì mattina (extrema ratio). C’è da fare i conti però con un calendario dell’aula di Montecitorio abbastanza fitto: si comincia domani alle 10 con la discussione generale sulla mozione di sfiducia presentata da M5s nei confronti di Santanché che, salvo soprese, non sarà in aula. D’altronde i firmatari si limiteranno a illustrare il contenuto del documento, ci sarà un dibattito senza votazioni, poi si passerà alle 13 all’esame della proposta di legge per il riconoscimento dei teatri monumento nazionale. Alle 15, e per un’ora e mezza circa, si terrà il question time. Quindi riprenderanno le votazioni sui provvedimenti in calendario: ben tre. Teatri, terzo settore e contratti di cessione dei prodotti agroalimentari. Insomma domani non dovrebbe esserci spazio per alcun voto sulle mozioni di sfiducia che quindi entreranno nel vivo giovedì: prima si voterà quella che punta ad affossare Salvini, su cui l’Aula ha già svolto lo scorso 25 marzo la discussione generale, e se resta tempo quella su Santanchè.
Dalla Lega, si diceva, già oggi è arrivata una nota che anticipa quella che potrebbe essere una eventuale difesa (non confermata) di Salvini in aula alla Camera. Una nota in cui si ricorda che “la guerra ha totalmente cambiato i giudizi e i rapporti politici con la Russia”. Infatti “prima dell’invasione” Putin “era un importante interlocutore di tutti i governi italiani” da Enrico Letta a Matteo Renzi a Paolo Gentiloni. I leghisti citano anche “la missione in Russia del giugno 2017 dell’allora ministro Carlo Calenda per confermare contratti da almeno 4 miliardi”.
Parole che non fanno demordere il partito di Calenda, Azione, che per primo ha presentato la mozione di sfiducia a Salvini (poi sottoscritta da Pd, M5s e Avs): “Le parole della Lega di oggi confermano che siamo di fronte a un problema che mette in imbarazzo l’intera maggioranza: abbiamo chiesto a Salvini il documento con cui rescinde dall’accordo con Putin. Ebbene, questo documento non esiste ma soprattutto la dichiarazione della Lega contiene una nuova menzogna: ora ci spiegano che dopo l’invasione dell’Ucraina a opera di Putin quel testo non vale più, in realtà quell’accordo contiene una clausola automatica di rinnovo. Andiamo avanti convinti con la nostra mozione di sfiducia”, dichiara il capogruppo Matteo Richetti, primo firmatario del documento.
Sulla sfiducia a Salvini, l’opposizione è compatta. Ad eccezione del partito di Matteo Renzi, Italia Viva, che domani ha in programma una riunione per discutere il da farsi. Sulla mozione nei confronti di Daniela Santanchè, presentata dal capogruppo M5s Francesco Silvestri, invece, proprio al centro, nel partito di Azione, si registrano i distinguo di Maria Stella Gelmini ed Enrico Costa che, in nome del garantismo, annunciano il voto contrario.
La premier Giorgia Meloni non dovrebbe essere in aula in nessuna delle due occasioni. Per Fdi è il vicecapogruppo al Senato Raffaele Speranzon ad assicurare che “le mozioni di sfiducia a Salvini e Santanchè verranno respinte nettamente e senza problemi. In caso di rinvio a giudizio sarà Santanchè a decidere che fare. Se in quel caso dovesse fare un passo indietro sarà il Presidente del Consiglio a decidere il da farsi mantenendo invariati gli equilibri nella maggioranza”. Per il deputato Fi Alessandro Cattaneo “le mozioni di sfiducia compattano la maggioranza, non la dividono, e così sarà anche questa volta. Io credo che sia un atto politico legittimo da parte delle opposizioni presentare una mozione di sfiducia, ma da parte nostra faremo fronte comune e la rimanderemo al mittente, perché ha solo il sapore di campagna elettorale”.