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Si accelera sul terzo mandato, maggioranza minimizza spaccatura

21.02.2024

Giovedì il voto in commissione. Pd valuta non voto

Roma, 21 feb. (askanews) – Sul braccio di ferro in maggioranza la parola fine la metterà il Parlamento: la commissione Affari Costituzionali del Senato voterà giovedì mattina sull’emendamento della Lega che chiede il terzo mandato per i governatori delle regioni e che divide il centrodestra con Fdi, Fi e Noi Moderati contrari. L’epilogo è scontato, già scritto: sarà bocciato perché anche tra i partiti dell’opposizione prevale il no ad andare oltre l’attuale tetto delle due legislature.

Non ci sarà dunque il rinvio alla prossima settimana che si era profilato martedì, un rinvio a dopo il voto in Sardegna dove nel pomeriggio i leader del centrodestra Meloni, Tajani, Salvini e Lupi si sono riuniti sul palco di Cagliari per sostenere il loro candidato Paolo Truzzu. Il mantra è che la spaccatura che si registrerà in Commissione non avrà ripercussioni sul governo né sull’alleanza. Lo dice la Lega: “Domani mattina (giovedì, ndr) – sono le parole di Massimiliano Romeo – si inizia a votare in commissione, c’è stata una accelerazione. Sarà il Parlamento a decidere e comunque non ci saranno frizioni nel Governo”. Stessa analisi da Stefano Locatelli, responsabile enti locali della Lega: “Non ci sarà alcuna ripercussione né sul governo né sulla maggioranza. E’ un tema sul quale ci battiamo da anni e che riteniamo giusto, ma la bocciatura, eventuale, del nostro emendamento non mette certo in discussione nulla”. Anche il presidente della Commissione Alberto Balboni (Fdi) assicura: “Non ci saranno problemi per l’esecutivo e la maggioranza”. Gli fa eco Maurizio Gasparri, presidente dei senatori Fi: “Non ci saranno né lacerazioni, né sorprese. Le cose andranno come ho sempre detto e il testo del decreto su quel punto resterà invariato”.

Il governo, per evitare di andare palesemente contro alla richiesta leghista, come emerso già martedì dopo la riunione di maggioranza con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, si rimetterà al voto della Commissione. Ma a fotografare la divisione nella maggioranza è il parere contrario del relatore Balboni.

Nel frattempo l’opposizione prova a studiare qualche contromossa. Il Pd, che l’altro giorno ha avviato una discussione in Direzione su un tema che scalda diversi sindaci dem, dopo aver riunito il tavolo interno sulla riforma degli enti locali, ribadisce che “il decreto elezioni non è lo strumento corretto per affrontare il tema e che quindi non si presterà al braccio di ferro tra Fdi e Lega” valutando il non voto domani. M5s con Giuseppe Conte ribadisce il no, Avs è contraria. Mentre Italia Viva, col capogruppo al Senato Enrico Borghi, lancia una proposta: “Ho scritto a tutti i capigruppo di opposizione per proporre un incontro congiunto delle minoranze al fine di stabilire una unità di azione, fare emergere tutte le contraddizioni della maggioranza e, in linea di principio, anche mettere il governo in minoranza. Noi, in vista dell’interesse politico superiore costituito dal mettere il governo in minoranza, siamo pronti ad una iniziativa. Auspichiamo possa essere un tema condiviso”.

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