20 Agosto 2025
/ 5.08.2025

Si discute dell’Ilva ma si vuole dare via libera al carbone

L’ordine del giorno collegato al decreto legge ex Ilva è firmato da deputati di Forza Italia e di Azione ed è stato approvato con il parere favorevole del governo. Vogliono andare avanti con il più inquinante dei combustibili fossili fino al 2038

Il phase out delle centrali a carbone italiane da completare entro il 2025? Non attuiamolo né limitiamoci a congelarle come vorrebbe il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin: rimettiamole pienamente in funzione fino al 2038. L’impegno è previsto in un ordine del giorno collegato al decreto legge ex Ilva, approvato il 31 luglio alla Camera con il parere favorevole del governo. Il documento è firmato dai deputati di Forza Italia Battilocchio, D’Attis, Tenerini e Squeri assieme ai colleghi di Azione Bonetti, Richetti, Rosato e Benzoni.

Attualmente in Italia sono ancora operative quattro centrali a carbone, sebbene funzionino a livelli minimi o siano del tutto inattive: nel primo semestre dell’anno, la produzione da carbone è stata di poco inferiore a 1,5 TWh, a fronte di una domanda complessiva di circa 152,5 TWh. Secondo quanto previsto dal PNIEC, le due centrali situate sulla terraferma, Civitavecchia e Brindisi, dovrebbero essere dismesse entro il 2025 – secondo una decisione presa nel 2017 quando ministro dello sviluppo Economico era proprio Carlo Calenda – mentre le due centrali sarde, di Sulcis e Fiume Santo  resteranno in funzione fino al completamento del Tyrrhenian Link, il nuovo elettrodotto che collegherà la Sardegna alla rete elettrica continentale, che dovrebbe essere pronto nel 2028.

Il paragone con la Germania

L’ordine del giorno sottolinea che  “nel 2024, in Germania 95 terawattora di energia elettrica sono stati generati con centrali a carbone (di cui 71 terawattora a lignite, il combustibile con le più alte emissioni specifiche) mentre  in Italia ne abbiamo generati 3,5 terawattora, con centrali con emissioni mediamente inferiori: nel primo semestre 2025, il rapporto è persino aumentato: 50 terawattora in Germania, 1,5 terawattora in Italia” eppure  “il Piano nazionale integrato energia e clima (PNIEC) prevede di azzerare la generazione elettrica a carbone entro il 2025, tranne che in Sardegna dove il phaseout è previsto nel 2028. Il governo tedesco prevede invece l’azzeramento entro il 2038”.

L’ordine del giorno chiede di seguire l’esempio tedesco. Rinviare tutto al 2038, sperando che per allora siano pronte le nuove centrali nucleari che il governo vorrebbe autorizzare. Per questo si invita il governo a modificare il PNIEC “per coordinare la tempistica della chiusura delle centrali a carbone con quella dell’avvio di nuovi impianti elettronucleari, indicando pertanto il 2038 come nuova data per il phase-out del carbone”.

Che si arrivi a questo è tutto da vedere, ma l’orientamento del ministro dell’Ambiente Giberto Pichetto Fratin è quello di non smantellare le centrali a carbone ma di mantenerle come riserva strategica. “Ora produciamo zero sia a Brindisi che a Civitavecchia, entrambe dovrebbero essere smantellate – disse lo scorso maggio-_ ma l’ordine non lo do. Una riserva la dobbiamo avere. La decarbonizzazione resta l’obiettivo, ma serve prudenza in caso di emergenze”.

Cosa vuole fare il ministro dell’Ambiente

Coerentemente, lo scorso 5 luglio il ministro ha firmato l’atto con il quale emana gli indirizzi a Terna, all’Autorità di Regolazione per energia, reti e ambiente e al Gestore servizi energetici per la rimodulazione della produzione di energia elettrica. Ha chiesto di fermare la produzione di energia elettrica derivante da olio combustibile e dalla centrale a carbone di Monfalcone, nonché di ridurre al minimo la produzione di energia dalle altre centrali a carbone, mantenendo invariata quella da bioliquidi sostenibili e da biomasse solide. “In poche parole – dichiara il ministro Pichetto Fratin – fermiamo le centrali a olio combustibile e teniamo in moto, al minimo, quelle a carbone, al fine di garantire sempre la sicurezza energetica nazionale”. Per ora sostanzialmente congelate, le centrali a carbone potrebbero però rinascere dalle loro ceneri dell’ordine del giorno Forza Italia/Azione fosse concretamente accolto dal Governo. Su questo pare siano in atto interlocuzioni in sede europea.

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