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Sinner mania, il Tomba del tennis dei nostri tempi

17.11.2023

Torino 16 Novembre 2023 ATP Finals 2023, Jannik Sinner

Jannik Sinner va oltre il limite, nemmeno il dolore alla schiena lo ferma. I suoi prodigi di alle ATP Finals di Torino hanno acceso un delirio collettivo che ricorda quanto accaduto 35anni fa con Alberto Tomba. Dagli sci alla racchetta, toccherà a un altoatesino riportare il tennis nella cultura pop del nostro Paese.

Era il 27 febbraio 1988 quando Miguel Bosè e Gabriella Carlucci interruppero l’ultima serata del Festival di San Remo. Motivo? Lasciare spazio alla discesa di Alberto Tomba nello slalom olimpico di Calgary. Un evento storico per la televisione italiana: un omone bolognese aveva profanato la sacralità del Festival perché era troppo bravo, carismatico, vincente.

Non avremo controprove esatte (il tennis non propone eventi top nel mese di febbraio), ma il clamore attorno a Jannik Sinner è davvero simile a quello vissuto 35 anni fa per Tomba. L’esempio è freschissimo: giovedì sera Rai Uno e Canale 5, reti ammiraglie della nostra TV, hanno rinviato la trasmissione di due eventi di punta (“Un Professore 2” e “Io Canto”). Già, perché su Rai Due c’era Sinner a giocarsi un posto in semifinale alle ATP Finals.

Un 22enne altoatesino con i capelli rossi è entrato a gamba tesa nella sacralità dei palinsesti. Fatto ancora più potente di quello del 1988. Allora fu una questione sociale, stavolta ci sono di mezzo pesanti investimenti: per tutelarli, hanno scelto di non andare contro Sinner. Come due sere prima, quando ha azzeccato l’impresa contro Djokovic, il pubblico ha risposto alla grande. 2,58 milioni di spettatori su Rai Due (più oltre 650.000 su Sky Sport) hanno assistito a un altro prodigio: nonostante un fastidio alla schiena («Ma mi è passato subito, nel terzo set non sentivo più niente»), Jannik ha superato il rampante Holger Rune e si è preso il primo posto nel girone.

Se contro Djokovic aveva vinto con la qualità del suo tennis, stavolta ci ha messo la tigna, il carattere, la capacità di non arrendersi nonostante fosse già qualificato e – pensate un po’ – una sconfitta avrebbe condannato lo stesso Djokovic all’eliminazione. Avrebbe potuto fare calcoli di pura convenienza e buttare fuori l’avversario più accreditato. Invece ha scelto la correttezza, il rispetto, la via meno facile (ma più pulita). Ha vinto, si è preso l’abbraccio del Pala Alpitour gremito, con sempre più chiazze arancioni in mezzo al pubblico (non solo quelle dei suoi fedelissimi Carota Boys), ed è diventato il primo italiano a centrare la semifinale al Masters.

Ma il bello è che il futuro promette di essere ancora più splendente di un presente già luminoso. Djokovic va per i 37 anni e non può andare avanti all’infinito, la generazione dei nati negli anni ‘90 è un gradino sotto (hanno vinto soltanto due Slam…), mentre tra i coetanei soltanto Alcaraz e Rune sembrano validi avversari sul breve e sul lungo termine, con lo spagnolo che (per ora) ha vinto più di lui. Da grande campione, Carlitos si è preso in extremis il primo posto nell’altro girone, definendo l’avversario di Sinner in semifinale: l’azzurro se la vedrà con Daniil Medvedev, già battuto nelle finali di Pechino e Vienna. Più in generale, i miglioramenti sinneriani negli ultimi dodici mesi sono preoccupanti… per gli altri. Prepariamoci a vivere qualcosa che non accadeva dai tempi della TV in bianco e nero: racchette e palline entreranno, di prepotenza, nella cultura pop italiana. In fondo è giusto così: lo sci aveva sfondato grazie a un bolognese. Per indennizzo, non poteva che essere un altoatesino a glorificare il tennis.

Credito fotografico: Giampiero Sposito, “Super tennis” media gallery.

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