Vuoi continuare a emettere gas serra e al tempo stesso tentare di ridurre almeno temporaneamente gli effetti del cambiamento climatico, o almeno dare l’impressione di farlo? Vedi alla voce geoingegneria. L’insieme di tecniche che rientrano nella geoingegneria sono una soluzione inefficace e costosa alla crisi climatica, poiché affrontano solo i sintomi del cambiamento climatico e spesso ignorano o addirittura perpetuano le cause profonde, ma piacciono a chi emette e vuole continuare a farlo.
Secondo una mappa creata dal gruppo ETC e dalla Fondazione Einrich Boll, dal 2002 ad oggi sono stati avviati 1.816 tra progetti sperimentali e di ricerca sulle geoingegnerie. Di questi 878 sono ancora attivi tra il 2020 e il 2025 e altri 345 sono pianificati. Il settore quindi vive una stagione felice, anche perchè i soldi non mancano. La prospettiva di continuare a emettere è infatti molto allettante per le grandi aziende del fossile e per i grandi utilizzatori, oltre che per i Paesi produttori di idrocarburi e di carbone.
La modifica della radiazione solare
Le tecniche di geoingegneria si dividono principalmente in due categorie. La prima è la modifica della radiazione solare (SRM). Queste tecniche, note anche come geoingegneria solare, cercano di contrastare i sintomi del cambiamento climatico riflettendo la luce solare lontano dalla Terra o restituendo più calore nello spazio. Alcune idee includono l’installazione di specchi giganti in orbita attorno alla Terra, l’irrorazione di aerosol di solfato nella stratosfera e la modifica di nuvole, piante e ghiaccio per renderli più riflettenti.
la rimozione dell’anidride carbonica
La seconda è la rimozione dell’anidride carbonica (CDR), una tecnica che mira a rimuovere il carbonio dall’atmosfera su larga scala utilizzando metodi biologici e meccanici. Tra le proposte ci sono le tecniche tradizionali di CCS che prevedono la cattura della CO2 e il suo stoccaggio in depositi gologici profondi. Ci sono poi una serie di altri progetti che vanno dalla combustione della biomassa con cattura del carbonio rilasciato alla semina di ferro negli oceani per favorire la proliferazione di plancton e persino alla creazione di foreste di “alberi artificiali” meccanici.
Tra le tecniche di modifica della radiazione solare sulle quali si è lavorato di più ci sono le Stratospheric aereols injections (SAI), l’immissione di aereosol nella stratosfera per riflettere la luce solare. È un approccio mirato a controllare la quantità di radiazione solare in entrata emulando la nube di polvere ricca di zolfo che rimane nell’atmosfera dopo le grandi eruzioni vulcaniche. A differenza di un’eruzione vulcanica, il SAI richiederebbe il mantenimento di concentrazioni di particelle nella stratosfera, che si otterrebbe con iniezioni continue e regolari.
Molti rischi potenziali
Il SAI modificherebbe l’equilibrio radiativo della Terra ed è anche associato a rischi potenziali e incertezze significative, come l’impatto su eventi meteorologici estremi, ecosistemi, modelli di pioggia, raccolti agricoli, chimica dell’ozono, produzione di energia solare, salute umana e molto altro ancora. Il SAI con anidride solforosa è l’opzione più studiata. Le simulazioni al computer suggeriscono che questa tecnica potrebbe causare siccità in Africa e in Asia e stimano che la SAI potrebbe mettere in pericolo la fonte di cibo e acqua per due miliardi di persone. A causa degli impatti globali diseguali e del suo potenziale di utilizzo in conflitti tra stati, la geoingegneria solare comporta sfide insormontabili per la governance.
La ricerca a sul SAI si basa in gran parte su modellistica, realizzata presso istituzioni statunitensi, in particolare l’Università di Harvard. Gli esperimenti sul campo di SAI che sono stati condotti finora sono pochi. I primi sono stati i test condotti da un’istituzione russa nel 2009 che ha iniettato solfati nella troposfera.
C’è stata poi “Make Sunsets”, azienda fondata nell’ottobre 2022, che ha condotto voli di prova non autorizzati con palloni meteorologici a elio e particelle di zolfo da Reno (Nevada, USA) e in California, compresa la zona di Ventana, vicina alla Baja California (Messico) e la baia di San Francisco. Nel gennaio 2023, un mese dopo che gli esperimenti di Ventana sono diventati di dominio pubblico, il governo messicano li ha vietati. Da allora, Make Sunset ha rilasciato altri palloni negli Stati Uniti.
La modifica delle nuvole
Nel marzo 2023, è stato rivelato che alcuni ricercatori indipendenti del Regno Unito – guidati da Andrew Lockley – hanno condotto due esperimenti all’aperto per testare il SAI, lanciando nella stratosfera un pallone meteorologico ad alta quota riempito di elio e anidride solforosa. Il sito di lancio era presso la European Astrotech Ltd di Aylesbury. Nel 2024, a seguito delle polemiche e dell’opposizione crescente, l’università di Harvard ha bloccato il suo progetto Scopex. L’esperimento prevedeva di disperdere vari tipi di particelle nella stratosfera da un pallone aerostatico a un’altitudine di 20 chilometri e di monitorare le proprietà di riflessione delle particelle iniettate e il loro impatto sull’atmosfera circostante.
Altra tecnica di geoingegneria solare che si sta valutando è quella di modifica delle nuvole, in particolare dei cirri. Il Cirrus Cloud Thinning (CCT) è una proposta di geoingegneria solare che mira a eliminare o a diradare/assottigliare i cirri per consentire al calore di fuoriuscire nello spazio. I cirri, nubi allungate e soffici, si trovano ad alta quota e spesso assorbono più energia solare in entrata di quanta ne riflettano, perché si formano a temperature fredde e sono costituiti da cristalli di ghiaccio. Se i cristalli di ghiaccio sono numerosi e di piccole dimensioni, i cirri impediscono alla radiazione terrestre a onda lunga di sfuggire nello spazio e hanno un impatto sul clima simile a quello dei gas serra. In presenza di nuclei naturali che formano ghiaccio, come le particelle di polvere, i cristalli di ghiaccio che si formano sono meno numerosi e più grandi, hanno una durata di vita più breve e intrappolano meno calore in uscita.
I cristalli di ghiaccio
I sostenitori della CCT propongono di iniettare nuclei formanti ghiaccio, come il triioduro di bismuto o aerosol come l’acido solforico o nitrico, nell’atmosfera alle altitudini in cui si formano i cirri. Questo, secondo loro, produrrebbe cirri con cristalli di ghiaccio più grandi e una vita più breve, riducendo anche la loro profondità ottica, il che significherebbe che una maggiore quantità di radiazione terrestre a onde lunghe sfuggirebbe nello spazio. Tuttavia, l’effetto desiderato si ottiene solo per concentrazioni di particelle di semina che rientrano in un intervallo ottimale. Con concentrazioni di particelle inferiori a quelle ottimali, un’operazione di semina non avrebbe alcun effetto.
Inoltre, una concentrazione superiore a quella ottimale determina una sovra semina che potrebbe avere l’effetto deleterio di prolungare la durata dei cirri e contribuire al riscaldamento globale. Come tutte le tecniche di geoingegneria solare, la CCT potrebbe avere un impatto considerevole sui climi regionali. Il suo impiego climatico è complesso e altamente non lineare nel suo comportamento. Potrebbe portare a cambiamenti imprevisti con conseguenze di ampia portata. Non a caso non si è mai andati oltre il livello di studio di modelli.