12.07.2024
Il quadro europeo di valutazione si basa su 32 indicatori che analizzano vari aspetti come economia, profili di innovazione, imprese e imprenditorialità, le governance, il quadro politico e altri fattori. 15 Paesi su 27 in miglioramento, 11 retrocedono, l’Italia sedicesima, Croazia stabile. Panoramica sull’evoluzione innovativa in Europa.
L’innovazione in Europa procede a due velocità: se in 15 Stati le tecnologie hanno registrato un’accelerata, in 11 hanno subito un rallentamento. Uno – la Croazia – è rimasto stabile. È lo scenario, questo, che è emerso dal Quadro europeo di valutazione dell’innovazione (Eis) e che si basa su ben 32 indicatori che analizzano vari aspetti come economia, profili di innovazione, imprese e imprenditorialità, le governance, il quadro politico e altri fattori. Rispetto al 2023, Estonia e Belgio hanno cambiato categoria: la prima è passata da innovatore moderato a forte, mentre per il secondo si è registrata una retrocessione da leader dell’innovazione a innovatore forte. Più in generale, ad eccezione di Cipro, i Paesi dell’Europa meridionale e orientale hanno un tasso di crescita sotto la media Ue, mentre sui primi gradini del podio ci sono Danimarca, Svezia e Finlandia.
«Il quadro europeo di valutazione dell’innovazione 2024 mostra che negli ultimi anni abbiamo compiuto progressi significativi per quanto riguarda i risultati in materia di innovazione – commenta Iliana Ivanova, commissaria per l’innovazione – Tuttavia il divario in materia persiste tra gli Stati membri […] Dobbiamo proseguire i nostri sforzi, in particolare per ottenere maggiori investimenti privati nella ricerca e nell’innovazione».
E l’Italia? Il nostro Bel Paese non se la cava male, anzi: sedicesimo in classifica, senza infamia e senza lode, ma con un tasso di crescita superiore alla media. Tra i punti di forza individuati nello studio ci sono la produttività delle risorse e le piccole-medie imprese che introducono innovazioni di prodotto; tra i punti deboli la quota di popolazione con istruzione terziaria e la bassa attrattività dei dottorati per gli studenti stranieri.
Ma che cosa ha portato questa crescita in Italia? Già nel 2016, con il lancio del piano imprenditoriale Industria 4.0, tra alti e bassi le piccole e medie imprese nel nostro territorio hanno avuto una spinta in questa direzione, con investimenti e incentivi che hanno favorito lo sviluppo di competenze specifiche all’interno del tessuto imprenditoriale. Un ulteriore incoraggiamento, poi, è arrivato con il Pnrr: secondo un’indagine condotta dal Parlamento Europeo e pubblicata ad aprile 2024, grazie ai fondi del Next Generation Eu il nostro Paese ha registrato un +4,6% nel settore digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo (dato per altro riconfermato nel nuovo report) e un +0,2% nel settore dell’innovazione all’interno della Pubblica Amministrazione. Alti e bassi invece nella sanità: una decrescita del -8,7% sulla digitalizzazione del servizio sanitario nazionale e un incremento del 10% nella telemedicina e servizi di prossimità.
Insomma, non centometristi ma fondisti. Ma l’importante è non fermarsi e continuare a investire, e possibilmente anche in istruzione per restare al passo con le nuove competenze. Perché senza lavoratori specializzati che sappiano orientarsi in un mondo sempre più digitalizzato e tecnologico è una gara che siamo destinati a perdere.