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Tadej Pogacar e il sogno 2024 tra Giro e Tour

04.01.2024

Bergamo, Italia - 7 ottobre 2023: il ciclista sloveno Tadej Pogacar festeggia dopo aver corso in solitaria per vincere.

Il ciclismo contemporaneo presenta quattro tenori e qualche corista. Ma il sapore romantico delle imprese ciclistiche dello sloveno sarà sempre quello? Nel 2024 si prospetta una straordinaria annata delle due ruote. Gli attesi protagonisti non si risparmieranno in alcun frangente.

Il 2024 del ciclismo nasce nel 1998 di Pantani. È l’obiettivo di centrare l’accoppiata Giro-Tour che porta Tadej Pogacar a imperniare la stagione che verrà sull’ambizioso progetto di portare la maglia rosa sin sul traguardo finale di Roma in maggio e poi la maglia gialla sulla mèta di Nizza in luglio in una edizione dal profumo d’Italia per via della partenza da Firenze, cullata dai Toscani per 12 anni. Il tempo stabilirà il confine tra la speranza e l’impresa.

La scelta dello sloveno enfant prodige, cui tutto è riuscito facile sino al 2021 e pessimamente consigliato nel 2023 da chi lo vedeva capace di riscattare il passo falso del 2022 in Francia nonostante l’incidente di Liegi, fa gonfiare il petto agli organizzatori del Giro. Aver ingaggiato Pogacar non cancella però la povertà di presenze qualificate in Italia negli anni più recenti. Un evento di caratura mondiale si salva dalla deriva se propone scontri universali con costanza. Ma tant’è. Il ciclismo contemporaneo presenta quattro tenori (Vingegaard, Pogacar, Roglic, Van der Poel) e qualche corista (Evenepoel, Kuss, Van Aert, Pedersen, i gemelli Yates). Altri si accendono a corrente alternata (Bernal, Carapaz, Thomas) anche per via di incidenti di percorso. Il solo Pogacar, per quanto numero 1 del ranking, non è sufficiente a tenere il Giro in scia al Tour a livello di appeal. Le aggiunte di Van Aert, Thomas e Ganna alla partenza da Venaria Reale son poca cosa.

Nelle 25 stagioni più recenti alcun corridore ha saputo elevarsi al rango di Coppi (2 volte), Anquetil, Merckx (3), Hinault (2), Roche, Indurain (2) e – appunto – Pantani, che nel 1998 arrivò ai Campi Elisi parigini al termine di un’edizione tradita dai mestatori del doping e abbandonata da chi aveva la coscienza decisamente sporca. Riuscisse nell’impresa che si prefigge, Pogacar sarebbe l’ottavo Re di Roma e l’ottavo campione con il doppio trofeo dello stesso anno in bacheca. Non stiamo a discutere sul valore dell’eventuale conquista italiana. Gli assenti hanno sempre torto. Ma Pogacar rischia davvero molto dividendosi tra Giro e Tour.

Al di là del sapore romantico della campagna di Pogacar, quella che viene avanti con il 2024 è un’annata delle due ruote di straordinaria attrattiva perché gli attesi protagonisti non si risparmiano in alcun frangente. Si affrontano a viso aperto. Trasformano le sgrammaticature tattiche in imprese. Van der Poel lo sta già facendo nel ciclocross e da chi ha saputo infilare le perle di Sanremo, Roubaix e Mondiale nel 2023, c’è da attendersi che nell’anno dell’Olimpiade metterà nel mirino anche i 5 cerchi di Parigi.

Roglic ha abbandonato la scomoda compagnia di Vingegaard sotto la bandiera di uno stesso team mai visto prima (a livello di risultati) e di Kuss. C’è da credere che l’essersi messi in proprio – per scelta o per forza – finirà per moltiplicare l’adrenalina di ognuno di loro a tutto vantaggio dello spettacolo e a beneficio degli sfidanti di turno. Il sipario sul calendario di maggior interesse si alzerà il 2 marzo con le Strade Bianche senesi. Da lì al Lombardia del 12 ottobre ce ne sarà per tutti gusti anche per Ciccone e Bagioli, che sono in cerca d’autore.

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