Il metano ci dà una mano ad aumentare le temperature globali. E questo sarebbe evitabilissimo. Le emissioni di metano sono un fattore cardine del cambiamento climatico globale dato che sono responsabili di circa il 30% dell’aumento della temperatura globale dalla rivoluzione industriale ad oggi. Essendo uno dei gas serra più potenti, il metano contribuisce infatti in modo significativo al riscaldamento, essendo oltre 25 volte più efficace nell’intrappolare il calore nell’atmosfera rispetto all’anidride carbonica in un periodo di 100 anni.
Affrontare il problema delle emissioni di metano è quindi diventata una priorità urgente nella lotta al cambiamento climatico. Il rapporto Global Methane Tracker 2025 dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (Iea), pubblicato di recente, e l’esploratore interattivo di dati Methane Tracker, forniscono le ultime stime disponibili sulle emissioni globali di metano. Emissioni che restano alte. L’ultimo bilancio globale del metano stima che le emissioni globali annue di metano si aggirano intorno ai 610 Mt, con l’attività umana responsabile di quasi due terzi del totale e le fonti naturali che rappresentano il resto.
Tracciare e ridurre le emissioni
“Tracciare le emissioni di metano e incoraggiare iniziative di riduzione – osserva IEA – sono passi fondamentali per ridurre le emissioni complessive di gas serra. Una riduzione significativa delle emissioni di metano potrebbe impedire un aumento di 0,1°C della temperatura media globale e avere un impatto profondo sul raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità climatica”.
Utilizzando dati satellitari, il rapporto ha rilevato che le emissioni di metano legate all’energia sono superiori di circa l’80% rispetto al totale comunicato alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Non solo. “Circa il 70% delle emissioni di metano del settore dei combustibili fossili potrebbe essere ridotto aggiornando le tecnologie esistenti con un costo netto minimo”, osserva l’Agenzia Internazionale dell’Energia. “Circa 35 Mt di emissioni totali di metano da petrolio, gas e carbone potrebbero essere evitate senza costi netti, sulla base dei prezzi medi dell’energia nel 2024”.
Il problema è passare dalle parole ai fatti
Una quota crescente della produzione di petrolio e gas è soggetta a impegni di riduzione del metano, si è detto, tuttavia, molti grandi emettitori non si sono ancora impegnati a ridurre il metano e circa la metà del settore non ha ancora fissato obiettivi di metano prossimi allo zero. “Sebbene sia importante continuare a costruire l’ambizione per la riduzione del metano – osserva IEA – l’attenzione immediata dovrebbe concentrarsi sull’attuazione degli impegni esistenti e sulla collaborazione per ridurre le emissioni. La riduzione del metano e del flaring può contribuire a migliorare la sicurezza energetica e ad alleggerire l’equilibrio tra domanda e offerta, immettendo sul mercato ulteriore gas naturale”.
Circa 200 miliardi di metri cubi (bcm) di metano sono stati emessi dal settore dei combustibili fossili a livello globale nel 2024. “Non tutto questo avrebbe potuto essere catturato e utilizzato come fonte di energia – sottolinea il rapporto – ma stimiamo che l’abbattimento del metano avrebbe potuto rendere disponibili circa 100 miliardi di metri cubi di gas naturale. Ogni anno, a livello globale, vengono poi bruciati altri 150 miliardi di metri cubi di gas naturale, la maggior parte dei quali è costituita da bruciature di routine e non di emergenza. Affrontare il problema del flaring e delle emissioni di metano insieme faciliterebbe la diffusione di soluzioni per garantire che maggiori volumi di gas raggiungano i mercati”.
Nell’interesse anche dell’industria del gas. E questo dovrebbe essere un potente incentivo. Che però da solo non basta. Gli impegni volontari esistenti ridurrebbero le emissioni di metano da combustibili fossili del 40% entro il 2030, ma solo la metà è sostenuta da politiche e regolamenti dettagliati. E quindi tocca anche ai governi fare la loro parte.