3 Luglio 2025
/ 3.07.2025

Taglio delle emissioni serra, la Ue tiene dritta la barra

Confermato l’obiettivo di un taglio del 90% delle emissioni serra entro il 2040. Anche se sono state introdotte alcune misure di flessibilità sul conteggio

Il target resta. Avremo quindici anni per tagliare del 90% delle emissioni di gas serra dell’Ue in vista dell’obiettivo del 100% fissato per il 2050 dalla legge climatica del 2021. Ma per arrivarci sarà introdotta anche una quota di flessibilità. 

Su pressione di Paesi come Francia, Germania, Italia, Polonia e Repubblica Ceca, e soprattutto viste le perplessità del Partito Popolare Europeo, la Commissione Europea ha confermato l’obiettivo del taglio del 90%. Ma ha anche deciso che, a partire dal 2036, sarà possibile conteggiare fino al 3% delle emissioni nette dell’Ue al 1990 (equivalenti a circa 145 milioni di tonnellate di CO2) attraverso crediti internazionali di carbonio, acquistati extra-Ue.

La proposta della Commissione

La Commissione proporrà entro l’anno prossimo una normativa per stabilire criteri minimi di qualità per questi crediti e definirne gli acquirenti. La flessibilità è stata introdotta dal commissario europeo al Clima, il popolare Wopke Hoekstra, dopo consultazioni con i Paesi membri e i maggiori gruppi poltici, per incassare il via libera del Ppe. “Siamo ambiziosi – ha detto Hoekstra –  ma anche pragmatici e flessibili. È una transizione enorme e quindi è della massima importanza essere non dogmatici su come raggiungere il successo. Consentiremo una quantità limitata di crediti di carbonio, di alta qualità e verificabili, al di fuori dell’Unione europea. In secondo luogo, integreremo le rimozioni permanenti di carbonio europee nel sistema Ets”.

L’opzione dell’utilizzo dei crediti di carbonio si inserisce nell’ambito dell’articolo 6 dell’Accordo di Parigi, e si aggiunge a ulteriori misure allo studio per venire incontro alle perplessità espresse da Stati ed Europarlamento, che consideravano l’obiettivo del 90 % troppo ambizioso. La Commissione ha precisato che si terrà conto delle rimozioni permanenti di CO₂ nel sistema ETS, per “compensare le emissioni residue dei settori difficili da abbattere”; che ci sarà una maggiore flessibilità tra i settori, “per sostenere il conseguimento degli obiettivi in modo efficiente sotto il profilo dei costi”; e che si terrà conto degli “impatti sociali, economici e ambientali; dei costi dell’inazione e i benefici dell’azione nel medio e lungo termine; e della necessità di garantire una transizione giusta e socialmente equa per tutti”. 

La flessibilità, par di capire, sarà più ampia del 3% di crediti di carbonio. Sulla proposta dovranno ora pronunciarsi il Parlamento europeo e il Consiglio, in qualità di co-legislatori Ue: un primo dibattito interno è previsto per la prossima settimana, in vista della pausa estiva delle istituzioni. E le parti in causa già affilano le armi.

L’attacco della Lega

“Per tagliare le emissioni del 90% entro il 2040 – attacca Eurofer, l’associazione degli industriali siderurgici europei – occorrerebbe una vera rivoluzione industriale in soli 15 anni. Ma non ve ne sono le condizioni”. “E’ estremamente irresponsabile – rincara la dose la Confederazione europea dei sindacati – fissare un obiettivo così elevato senza un piano per le sue conseguenze sulle nostre industrie e sulla forza lavoro”. 

In Italia in prima fila c’è la Lega, da sempre euroscettica e contraria alle politiche green, che accusa la Commissione di “voler distruggere l’industria italiana ed europea con un piano che è l’ennesima follia di questa Ue, che prosegue sulla strada che ha messo in ginocchio imprese, lavoratori e famiglie di tutto il continente”. Pronta la replica di Teresa Ribera, socialista spagnola e vicepresidente della Commissione con delega alla Transizione green che al Guardian dice: “La codardia politica sta ostacolando gli sforzi europei per affrontare gli effetti della crisi climatica”.

Il parere di Legambiente

A chi critica la nuova normativa perché troppo restrittiva rispondono gli ambientalisti, per i quali si poteva fare molto di più.  “La proposta adottata dalla Commissione Ue – commenta Stefano Ciafani presidente nazionale di Legambiente – è poco ambiziosa e non tiene conto delle raccomandazioni del Comitato scientifico europeo sui cambiamenti climatici (ESABCC – European Scientific Advisory Board on Climate Change), istituito con la Legge Europea sul Clima. Si tratta sostanzialmente di un’estensione delle attuali politiche climatiche ed energetiche al 2040, come si evince dalla valutazione della stessa Commissione, secondo cui con la continuazione delle attuali politiche è possibile una riduzione netta dell’88% delle emissioni climalteranti, senza dover ricorrere a crediti internazionali secondo quanto prevede la normativa europea attualmente in vigore”. 

Infatti, “come si sottolinea nel rapporto ESABC dello scorso giugno – prosegue Ciafani – una riduzione domestica netta delle emissioni climalteranti, entro il 2040, nell’ordine del 90-95% al di sotto dei livelli del 1990, rimane scientificamente solida e in linea con gli obiettivi strategici europei, offrendo un percorso credibile verso l’obiettivo giuridicamente vincolante della neutralità climatica entro il 2050”. 

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