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Esteri

Tajani: rispettiamo la Corte costituzionale dell’Albania, ottimista su decisione

22.12.2023

Saluto ai militari della Gdf e incontro con Rama

Tirana, 22 dic. (askanews) – Missione in Albania per il ministro degli Esteri Antonio Tajani, per i tradizionali auguri di Natale ai militari impegnati all’estero e un incontro con il capo dell’esecutivo di Tirana, Edi Rama. Una visita che ha consentito al titolare della Farnesina di ritornare sul Protocollo firmato dai due Paesi per una gestione ordinata dei flussi migratori. “Noi rispettiamo le decisioni della Corte costituzionale albanese”, che ha sospeso l’accordo in attesa di una revisione. “Quando avrà deciso, procederemo”, ha detto il ministro.

La Corte costituzionale ha sospeso la sua attuazione dopo la presentazione di due ricorsi dell’opposizione, che ha sollevato dubbi sulla costituzionalità del testo. La prima udienza è prevista per il 18 gennaio. Se arriverà il via libera, il Protocollo sarà approvato dal Parlamento il giorno stesso e “l’Albania aiuterà l’Italia a raccogliere migranti che devono essere accompagnati nei loro paesi di origine” ha spiegato il ministro, assicurando che “sarà rispettato il diritto delle persone” che saranno trasferite con navi militari italiane nelle due aree messe a disposizione dall’Albania per l’identificazione dei migranti e l’esame della richiesta di protezione internazionale. “Non mi sono permesso valutazioni sull’esito della decisione, sarei stato scorretto”, ha poi aggiunto Tajani dopo l’incontro con Rama. “Voglio essere ottimista, sperando che in tempi rapidi ci sia una risposta positiva, così da andare avanti con questo progetto”.

Al suo arrivo nel Paese dei Balcani occidentali, il vicepremier si è recato in visita al porto di Shengjin, area destinata ad ospitare la struttura in cui avrà luogo la prima identificazione degli immigrati. La seconda si trova a Gjader, tra le città di Lezha e Scutari. “La collaborazione nella lotta contro i trafficanti di esseri umani” rappresenta il fulcro centrale dell’accordo con Tirana, ha detto Tajani.

Nel porto di Shengjin sorgerà una struttura dedicata alle attività di soccorso, di prima assistenza e di rilevamento segnaletico e di impronte digitali. Nella seconda struttura sarà svolto l’esame della domanda di protezione internazionale e, per chi non ne avrà i requisiti, saranno effettuate le procedure per il rimpatrio. I due centri funzioneranno secondo la normativa italiana, europea e internazionale in materia, ha ricordato Tajani. Le procedure saranno quelle italiane e saranno svolte esclusivamente dalle autorità italiane amministrative e giudiziarie. “I centri saranno vicino a un ospedale, quindi anche per quanto riguarda gli aspetti sanitari tutti gli immigrati che arriveranno in Albania saranno tutelati nel modo migliore possibile”, ha aggiunto il ministro.

Dopo aver lasciato il porto di Shengjin, Tajani si è diretto presso la sede dei Finanzieri italiani di stanza a Durazzo. I militari sono in tutto 24: nove di questi sono dispiegati a Valona. Il vicepremier ha testimoniato loro “la vicinanza” e “la riconoscenza” dell’Esecutivo e dello Stato per il lavoro fatto ogni giorno. “Siete l’immagine dell’Italia e parte importante della nostra politica estera”, “un fiore all’occhiello del Paese”, ha detto Tajani ai militari presenti.

L’occasione della visita è stata infine utile anche per affrontare un tema d’attualità politica: il voto sul Mes. Tajani ha spiegato che “apportando delle correzioni”‘ Forza Italia è “favorevole” alla sua approvazione. “Le nostre critiche al Mes sono critiche europeiste e non sovraniste, che abbiamo sempre fatto”, ha aggiunto il ministro, che non vede un rischio di isolamento dell’Italia a Bruxelles né motivi di una possibile spaccatura all’interno dell’esecutivo. “Il voto diverso in Parlamento ieri non ha niente a che vedere con la solidità del governo o la coesione della maggioranza”, ha precisato, prima di lanciare una “sfida” alla sinistra: l’opposizione sta utilizzando il Mes, pur nelle sue divisioni e nelle sue contraddizioni, come una questione di interesse nazionale. Non ho sentito una parola sull’Unione bancaria e sull’armonizzazione fiscale. Se vogliamo una politica macroecomica europea dobbiamo avere un pacchetto complessivo. La sfida che lancio alla sinistra è questa”. (di Corrado Accaputo)

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