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Cronaca, Esteri

Tempi di Harris

17.08.2024

Kamala si prepara all’investitura. Biden per la Convention. Un grande momento di apparizione che farà gioco alla candidata democratica per puntare sui contenuti: il terreno sul quale Trump si è mostrato fragile dopo il colloquio con Musk e l’incontro-stampa di Bedminster. Un’America in due versioni opposte pronta a stupire il mondo nuovamente.

Joe Biden sta limando il discorso con il quale lunedì aprirà la convention democratica a Chicago. Sarà l’ultimo suo atto da capo del partito, che giovedì incoronerà ufficialmente Kamala Harris come candidata e, di conseguenza, leader politico. Un momento dolceamaro, che sancirà a un tempo la lungimiranza della scelta fatta nel 2020 di Harris quale vice presidente e lo spirito di servizio del vecchio Biden, ma anche la sua uscita di scena dalla politica attiva.
Un assaggio di questo passaggio di testimone si è visto mercoledì, quando Joe e Kamala hanno calcato il palco insieme per la prima volta dal 21 luglio, quando il presidente annunciò la rinuncia a ricandidarsi per un secondo mandato, rivoluzionando una campagna elettorale che sembrava pigramente avviata verso la vittoria di Trump. Proprio qui sta la prima chiave di lettura. Biden ha rivendicato i successi della propria amministrazione, trasformandoli in viatico per la propria vice, ma non le ha fatto particolari complimenti. Molti osservatori politici hanno visto in questo il segno dell’amarezza di chi valutava di meritare una riconferma, ma è stato costretto a lasciare per le pressioni interne (Nancy Pelosi, con la quale i rapporti si sono molto raffreddati) ed esterne (soprattutto la stampa). In compenso, Harris ha mostrato di possedere un’energia ed esuberanza che Biden non ha avuto neppure da giovane. Il suo affetto nei confronti del presidente è parso genuino, non diversamente da quello per il candidato vice presidente Tim Walz, con il quale sembra esserci un’intesa perfetta, ben diversamente dalla coppia repubblicana Trump-Vance.

Date queste premesse, è facile prevedere che lunedì Biden consegnerà al pubblico e agli elettori una sorta di testamento politico, intriso dell’orgoglio per aver saputo trarre il Paese dalle secche del Covid, della distruzione dei rapporti internazionali e dell’economia in crisi. Tre giorni dopo, Harris segnerà il cambio di passo con un attacco diretto a Trump, sottolineando che come ex procuratore capo della California è perfettamente in grado di gestire il pregiudicato Trump. Fatto questo, passerà a evidenziare le differenze tra le piattaforme politiche dei due partiti, in particolare rispetto alle 900 pagine del “Project 2025” che articolano la proposta repubblicana più esattamente di quanto non stiano facendo Trump e Vance. Harris farà leva su temi quali i diritti delle donne (non solo sull’aborto, ma anche sulla fecondazione artificiale, attaccata da Vance), sulla difesa dei lavoratori (ricordando come lunedì Trump abbia elogiato Elon Musk per aver licenziato migliaia di dipendenti), sull’importanza dell’istruzione (mentre Trump vuole abolire il Dipartimento dell’Educazione, dando maggior spazio ai singoli stati, spesso molto conservatori).

Nel suo discorso d’investitura, Harris cercherà insomma di spostare il discorso sui contenuti, terreno sul quale Trump si è mostrato fragile sia nel colloquio con Musk sia nell’incontro-stampa di Bedminster. Anche quando disponeva di testi preparati, Trump ha sempre preferito far leva sull’insoddisfazione e l’incertezza dei suoi sostenitori principali, i maschi bianchi di mezza età con scarsa scolarizzazione. Sullo stesso target lavora anche Vance, che ha accettato di incontrare Walz in due dibattiti in ottobre. Con la convention, si chiuderà la luna di miele di Harris con i media e si vedrà se l’inedito cambio di cavallo a metà corsa abbia funzionato. Per saperlo resteranno poco più di due mesi.

Credito fotografico: The White House

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