Il tennis professionistico inizia a fare i conticon la crisi climatica. A partire dal 2026 l’ATP (Association of Tennis Professionals) introdurrà una nuova regola pensata per tutelare la salute dei giocatori quando le temperature diventano estreme, una condizione sempre meno eccezionale nei tornei estivi e sempre più frequente anche in primavera e autunno.
Negli ultimi anni il circuito maschile è stato attraversato da episodi sempre più evidenti: partite giocate sotto un sole implacabile, umidità soffocante, malori, crampi e ritiri forzati. Il caldo non è più un imprevisto, ma una variabile strutturale del calendario globale del tennis. E continuare a far finta di niente stava diventando rischioso.
Come funziona la nuova “heat policy“
La novità principale è l’adozione di un sistema di misurazione dello stress termico che non si limita alla temperatura dell’aria, ma tiene conto anche di umidità, vento e radiazione solare. Quando questo indice supera determinate soglie, scattano automaticamente nuove tutele.
Nei match di singolare al meglio dei tre set, se le condizioni climatiche raggiungono livelli critici, i giocatori potranno usufruire di una pausa di raffreddamento tra il secondo e il terzo set. Dieci minuti pensati per reidratarsi, abbassare la temperatura corporea, cambiarsi e ricevere assistenza medica, evitando che lo sforzo fisico continui a spingere l’organismo oltre il limite.
Se invece il caldo diventa potenzialmente pericoloso, l’incontro potrà essere sospeso fino a quando le condizioni non torneranno accettabili. Una scelta che mette finalmente la salute davanti allo spettacolo e ai vincoli televisivi.
Un adeguamento atteso da tempo
Il circuito maschile arriva a questa decisione con un certo ritardo. Altri ambiti del tennis internazionale avevano già introdotto da anni regole simili, mentre l’ATP continuava ad affidarsi a valutazioni caso per caso. Il risultato era un mosaico di decisioni diverse da torneo a torneo, con margini di incertezza e pressioni sugli arbitri.
Ora il quadro diventa più chiaro e uniforme. Non solo per i tennisti, ma anche per arbitri, raccattapalle e personale di campo, tutti esposti alle stesse condizioni climatiche estreme.
Il clima entra nello sport professionistico
Questa nuova regola segna un passaggio simbolico importante: il riconoscimento esplicito che il riscaldamento globale non è un tema astratto, ma incide direttamente sulla sicurezza e sull’organizzazione degli eventi sportivi. Il tennis, con i suoi match lunghi e spesso giocati all’aperto, è tra le discipline più esposte.
L’ATP prende finalmente atto che il clima di ieri non è più quello di oggi. E che continuare a giocare come se nulla fosse, semplicemente, non è più sostenibile. In campo come fuori.
