7 Luglio 2025
/ 7.07.2025

Texas, crisi climatica e tagli ai servizi meteo: un mix letale

Alluvione lampo si trasforma in un disastro con oltre 80 morti. Polemiche sui ritardi nell’allerta. Mancavano sirene, piani di evacuazione rapidi, protocolli efficaci

Il fiume Guadalupe, nel cuore del Texas Hill Country, si è trasformato in una trappola mortale nella notte tra il 3 e il 4 luglio. Quella che doveva essere una festa d’estate si è rapidamente tramutata in un incubo. Le piogge torrenziali, scese in poche ore con una violenza inaspettata, hanno provocato un’alluvione lampo che ha travolto campeggi, case e strade. Il bilancio è drammatico: più di 80 vittime accertate e decine di dispersi, molti dei quali ragazzi ospiti di un campo estivo. La conta delle vittime rischia di salire, mentre i soccorritori continuano a cercare superstiti tra fango e detriti.

La domanda che rimbalza con insistenza nelle ultime ore è una sola: si poteva evitare? Secondo molti, sì. Ma qualcosa – anzi, più di qualcosa – ha smesso di funzionare, e non per caso. Negli ultimi mesi l’amministrazione Trump, tornata al potere con la promessa di “snellire lo Stato”, ha tagliato centinaia di posti tra i ranghi del National Weather Service, il servizio meteorologico federale che ha il compito di monitorare e prevedere eventi climatici estremi. Non si è trattato solo di personale, ma anche di strumentazioni, modelli previsionali e lanci quotidiani di palloni meteorologici, strumenti fondamentali per raccogliere dati in tempo reale. E in una stagione come questa – con il riscaldamento globale che alza la posta a ogni temporale – sono proprio quei dati che fanno la differenza tra un allarme lanciato in tempo e una tragedia.

Un cortocircuito micidiale

La polemica è esplosa con forza quando le autorità locali hanno puntato il dito contro il governo federale, accusando la NOAA e il NWS di aver sottovalutato l’impatto del maltempo. Ma gli scienziati e i meteorologi rispondono che gli avvisi ci sono stati: prima un’allerta per piogge intense, poi un’allerta per alluvioni improvvise, infine una vera e propria emergenza lanciata all’alba del 4 luglio. Il problema, dicono, non è stato l’assenza di previsioni, ma il cortocircuito nella comunicazione e nell’organizzazione locale. Molti cittadini, compresi i responsabili dei campeggi, hanno ricevuto l’allerta solo tramite i social o sistemi poco efficaci, e solo quando il fiume era già esondato. Mancavano sirene, piani di evacuazione rapidi, protocolli efficaci. E mancava, in definitiva, la percezione della gravità di un fenomeno che ormai dovrebbe essere considerato tutt’altro che raro.

Evento millenario

In questa zona del Texas, famosa per la bellezza del paesaggio fluviale e meta turistica estiva, eventi del genere erano già accaduti, ma mai con questa intensità. Gli scienziati parlano di un “evento millenario”, cioè di un’alluvione con una probabilità bassissima di verificarsi in un dato anno. Ma quel termine sta diventando ingannevole. Con il cambiamento climatico, ciò che era eccezionale sta diventando ordinario. E se la frequenza aumenta, non si può più fare affidamento su statistiche del passato.

La tragedia ha fatto emergere anche l’assenza di un piano nazionale per l’allerta rapida. Mentre per i tornado esiste un sistema automatico che attiva messaggi su cellulari e sirene pubbliche, per le alluvioni lampo tutto è più incerto, delegato spesso alle autorità locali, che non sempre dispongono di risorse o tecnologie adeguate. È una falla enorme in un paese dove le catastrofi naturali aumentano di numero e violenza.

L’elenco degli errori

Mentre il governo federale difende l’operato del NWS, i critici fanno notare che i tagli – mascherati da efficientamento – hanno indebolito la capacità di previsione proprio quando sarebbe servito il contrario. Gli esperti mettono in guardia: ogni pallone meteo in meno, ogni previsione non perfezionata, ogni ritardo nel lanciare un avviso, può costare vite umane. E quando il personale viene ridotto drasticamente, anche gli errori diventano più probabili.

A livello locale, l’ammissione di responsabilità è altrettanto amara. Le sirene che avrebbero potuto avvisare in tempo la popolazione non ci sono. I piani di evacuazione nei campeggi sono risultati inadeguati o inesistenti. E l’idea che i ragazzi potessero essere in salvo semplicemente tenendoli lontani dal fiume si è rivelata tragicamente illusoria, perché l’ondata di piena ha raggiunto aree ritenute sicure.

Ora si apre il tempo delle inchieste e delle recriminazioni. Ma per molti osservatori, questa alluvione non è solo una tragedia locale: è il simbolo di una crisi più ampia, in cui la politica del risparmio a ogni costo si scontra con una realtà che richiede strumenti, dati, coordinamento e rapidità. E il prezzo dei tagli non si misura in bilanci, ma in vite.

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