21 Gennaio 2025
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TikTok da Ping Pong, così nasce il parallelismo Trump-Nixon

20.01.2025

Il momento della diplomazia Usa-Cina da Ping Pong appare un revival da altri tempi. Come fu con lo Sport, a Donald Trump non sfugge che i social media possono essere un valido strumento strategico e sembra intenzionato a sfruttarli, prendendo spunto da una storia remota, ma in chiave contemporanea. Il focus.

Tra TikTok e Ping Pong, qualcuno trova molta assonanza, ed in effetti quello che sta succedendo nella storia del social cinese che la Corte Suprema Usa sta per oscurare, assomiglia a una vicenda di mezzo secolo fa. Donald Trump come Richard Nixon, insomma, chi l’avrebbe mai detto?

Se davvero il nuovo capo della Casa Bianca riuscirà a sistemare le relazioni con il più grande rivale economico, sembrerà davvero un altro mondo rispetto solo a qualche giorno fa. E anche a quando Trump si insediò la prima volta. Insomma: il nuovo-vecchio presidente, ancor prima di giurare sulla Bibbia, ha già cominciato a rimettere insieme i cocci. «TikTok chiude in America? Lo decido io», e questo lo ha detto dopo aver già parlato al telefono con Xi Jinping e soprattutto dopo aver ospitato nella sua residenza di Mar-a-Lago il Ceo del social Chew Shou Zi, che lo ha poi ringraziato in un video. Un colpo dopo di scena diplomatico, come fu, appunto, quando nel 1972 Nixon i recò per far visita alla Cina comunista, nel momento in cui le relazioni tra gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare Cinese erano praticamente inesistenti. Il deterioramento dei rapporti tra Cina e Unione Sovietica (che poi è l’obbiettivo di oggi) offrì però agli Stati Uniti un’opportunità unica: sfruttare la rivalità tra le due potenze comuniste per riequilibrare gli assetti globali. Nixon, dunque, insieme al suo consigliere per la sicurezza nazionale Henry Kissinger, sfruttò il potenziale di un’apertura verso Pechino come mezzo per isolare ulteriormente Mosca e l’episodio che segnò l’inizio di questo cambiamento fu quello della “ping pong diplomacy”.

Nel 1971, una squadra statunitense ricevette un invito inaspettato a visitare la Cina per una serie di partite amichevoli: un gesto apparentemente sportivo che fu orchestrato dai leader cinesi come un segnale di apertura, tanto che i giocatori americani furono accolti calorosamente. La successiva visita ufficiale di Nixon e l’incontro con il presidente Mao Zedong e il primo ministro Zhou Enlai portarono a una serie di accordi preliminari che aprirono la strada alla normalizzazione delle relazioni diplomatiche. Lo scenario, mezzo secolo dopo, sembra ripetersi. Proprio Trump, che durante il suo primo mandato tagliò i ponti tra le aziende tech americane e la più grande realtà cinese – ovvero Huawei – in nome della difesa della sicurezza nazionale, ora sembra voler cambiare strategia.

Il mondo è cambiato rapidamente, e l’apertura nei confronti di TikTok (che dopo qualche giorno di oscuramento in Usa dovrebbe riaccendersi sugli smartphone di 170 milioni di utenti) potrebbe migliorare i rapporti con il più grande rivale commerciale, isolando nel contempo la Russia in un momento di grande debolezza per colpa della guerra all’Ucraina che non è andata secondo i piani. Essendo The Donald un uomo d’affari, prima che un presidente, tutto ha un calcolo preciso. E se proprio si deve giocare duro, meglio farlo con qualcosa di molto più importante di un semplice gioco. Ecco perché allora TikTok oggi è come il ping pong di ieri.

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