19 Aprile 2025
/ 15.04.2025

Torna il vecchio tram, e si scopre che è la novità

I Comuni spingono: 250 nuovi chilometri in arrivo, un salto del 63% rispetto all’attuale rete, per un investimento complessivo di 5,4 miliardi di euro. Ma la Legge di Bilancio 2024 ha tirato il freno: per la prima volta dal 2017 niente fondi per nuove linee

C’è un filo silenzioso che attraversa le città italiane. È fatto di acciaio, elettricità e desiderio di cambiamento. È il ritorno del tram, un mezzo antico che guarda al futuro. Dopo decenni di marginalità, soffocato da politiche urbanistiche costruite a misura di auto, il tram si prende la rivincita: 250 nuovi chilometri in arrivo, un salto del 63% rispetto all’attuale rete, per un investimento complessivo di 5,4 miliardi di euro. 

Le cifre che emergono dal convegno organizzato da Legambiente (“Le Tramvie fanno bene alle città”) sono chiare. Il tram è un’infrastruttura leggera, ma capace di muovere tanto: persone, qualità dell’aria, idee. Città come Firenze e Padova l’hanno già capito. A Firenze i passeggeri nel 2024 hanno superato i 39 milioni, con un aumento dell’11,8% rispetto all’anno precedente. A Padova, la linea Sir1 porta ogni giorno 33.000 persone, il 25% degli spostamenti pubblici totali. Segnali forti, inequivocabili: quando il tram c’è, la gente lo prende. Perché è veloce, pulito, regolare. E perché è capace di cucire quartieri, di ridisegnare lo spazio urbano, di restituire umanità alle città.

Roma, emblema delle contraddizioni italiane, ci riprova. Quattro nuove linee per 34 chilometri complessivi, tra cui la tranvia Termini-Vaticano-Aurelio, destinata a ridisegnare il cuore della capitale. Se realizzata, unirà via Nazionale, piazza Venezia e corso Vittorio fino a San Pietro: una linea che non è solo trasporto, ma anche visione. Accanto a questa, altri progetti pronti a partire: Togliatti, Tiburtina, Termini-Tor Vergata. Ma la burocrazia e i tagli rischiano di impantanare tutto.

Già, perché se da un lato i Comuni avanzano, spinti anche dai fondi del Pnrr (18 progetti tramviari su 39 finanziati per il Trasporto Rapido di Massa), dall’altro il governo arretra. La Legge di Bilancio 2024 ha tirato il freno: per la prima volta dal 2017, niente fondi per nuove linee. E così il Paese rischia di trasformare un’opportunità storica in un’occasione mancata. Per fortuna una risposta c’è. Ed è concreta: la partecipazione massiccia dei Comuni al nuovo bando del Mit. Ma senza certezze sulle risorse, tutto resta appeso.

Eppure i numeri parlano chiaro. Costruire tramvie è molto più economico – e utile – che inseguire grandi opere faraoniche: 5,4 miliardi per 250 km di tram contro 15 miliardi per 3 km di Ponte sullo Stretto. E mentre la Francia conta 878 km di rete tranviaria e la Germania oltre 2.000, l’Italia si ferma a 397. Il divario è evidente, il bisogno pure.

Da Bologna a Palermo, da Milano a Napoli, passando per Bergamo, Brescia, Cagliari e Sassari, le città ci credono. Pianificano, progettano, propongono. “Il tram è uno strumento di efficienza, sostenibilità e accessibilità,” ricorda Stefano Ciafani, presidente di Legambiente. “È tra le soluzioni più intelligenti per rendere le città vivibili”. 

Se vogliamo davvero città più sane, meno congestionate, più giuste, dobbiamo lasciare spazio ai binari. Assieme al car sharing, alla micromobilità, alla crescita complessiva del trasporto pubblico possono aiutarci a far tornare l’aria respirabile, in linea con le indicazioni dell’Organizzazione mondiale di sanità, e a far crescere l’appeal delle nostre aree urbane. Anche dal punto di vista economico.

CONDIVIDI

Continua a leggere