9 Giugno 2025
/ 9.06.2025

Treno, sharing, pullman: il nodo del traffico si scioglie anche partendo dalle stazioni

A Roma la ristrutturazione dell’area della Stazione Termini è l’occasione per migliorare la mobilità urbana, il flusso dei taxi e il collegamento con gli aeroporti

Nel 1951 il Collegio degli ingegneri ferroviari italiani pubblicò un documentatissimo volume sulla Stazione Termini comprensivo di un volumetto di raccolta di tavole progettuali fuori testo. 

La copertina della raccolta era simbolica e nello stesso tempo sintetica e illustrativa; infatti in copertina attraverso un arco dell’antica Roma si vede la Stazione con il dinosauro, l’edificio di testata, la galleria gommata e l’ala mazzoniana di via Giolitti, su quel lato non c’è quello che comunemente è chiamato il “dente cariato” (un quadrilatero di edifici bassi della cui sorte di demolizione si parla da oltre 30 anni). 

Roma Termini si chiama così non perchè rappresenta il termine dei viaggi ma perchè (anche se arretrata rispetto alla vecchia stazione che sorgeva sulle terme di Diocleziano dove oggi c’è Piazza dei Cinquecento), il nome deriva proprio dal latino “thermae”. 

Nella storia della stazione si possono individuare varie fasi, in origine (nel 1863) fu chiamata: Stazione Centrale delle Ferrovie, poi nel 1868 iniziò la costruzione di una stazione molto più grande, nel 1930 si progettò un nuovo nodo ferroviario di Roma e la costruzione di una nuova stazione Termini e fu approvato il progetto dell’Arch. Angiolo Mazzoni. 

I lavori furono interrotti nel 1943 e ripresero nel 1946 con l’accantonamento del progetto Mazzoni e il superamento dell’eccesso di monumentalità di quel progetto. Nel 1947 si svolse il concorso per la realizzazione del nuovo edificio frontale posizionato più avanti rispetto a quello mazzoniano e così si arrivò all’inaugurazione del 1950 con la pensilina frontale conosciuta come “dinosauro”. L’altra importante ristrutturazione fu realizzata per il giubileo del 2000. 

La qualità dell’accoglienza e dei servizi al viaggiatore si è ampliata ed è cresciuta in quantità, qualità e funzionalità, ma le attività di progettazione della Piazza dei Cinquecento per il giubileo 2025 hanno mostrato alcuni limiti. 

Negli ultimi decenni si è discussa e cambiata la missione e il ruolo che Termini doveva avere rispetto alla Stazione Tiburtina e quale peso dovesse avere a Termini il traffico pendolari. Ma discutere di questo prima e senza avere un piano per il nodo di Roma o sapere se ci sarà o meno una chiusura seria e vera dell’anello ferroviario (che cambierebbe ruolo, missioni e carichi delle Stazioni del nodo) ha poco senso. 

Ha molto più senso discutere il ruolo di una stazione di testa come polo attrattore e generatore, anche alla luce della realizzazione della piastra parcheggio sopra i binari della Stazione. 

Negli anni 50,60,70 nell’area intorno alla stazione, da via Principe Amedeo a Viale Pretoriano, erano collocati stalli di arrivo, biglietterie e sale d’aspetto delle linee bus provenienti dalle diverse Regioni e dall’interland regionale. Si andava da Forletti e Polsinelli a Zeppieri, i bus con la zeta di Zorro sulla griglia del radiatore frontale. 

Questi stalli di arrivo e partenza, di carico e scarico erano collocati per garantire il possibile scambio con Termini e con la città già allora Terminicentrica. Circa 900 treni/giorno, 150 milioni di passeggeri/anno, le due linee metro di Roma A e B (che non sono rete) che si incrociano solo a Termini, concentrazione dei servizi di mobilità: sono alcune delle ragioni della centralità Terminicentrica.  

Ma i collegamenti bus di 40/50 anni fa sono stati risucchiati dai servizi ferroviari, resistono solo due tipologie di servizi: i collegamenti aereoportuali e i bus turistici a due piani tipo sightseeing. 

Nessuna nostalgia per la Piazza dei Cinquecento dei tempi della lampada Osram, con decine di bus del servizio pubblico fermi ai capolinea o file di taxi, servizi di mobilità che risultavano a scarsa efficienza anche perché scarsamente coordinati con gli orari degli arrivi dei treni. 

Si può pensare (c’è anche la tecnologia necessaria) di eliminare del tutto i capolinea Atac e fare sulla piazza solo corse passanti; si può pensare di creare un polmone sosta per i taxi che regoli e ordini il flusso per la salita dei clienti così da eliminare, tra l’altro, quell’odioso modo di fare l’interrogatorio dei clienti “lei dove va?” per poi essere smistati e sballottati tra i taxi in coda, non solo in base all’indirizzo di destinazione ma anche al “valore” della corsa. 

Chi arriva a Termini con o senza bagagli non va a prendere appena arrivato il bus turistico per il giro della città, per questo ha poco senso riempire di capolinea e stalli l’area della stazione, sarebbe più utile decentrarli in aree intorno alle Mura Aureliane con stalli separati.

Diverso discorso per i collegamenti aereoportuali, i bus in arrivo con i clienti scesi dall’aereo che a Termini trovano il primo biglietto da visita della città, la prima impressione, la prima sensazione di benvenuto o meno. 

Gli stalli dei collegamenti aereoportuali, che hanno una quota di mercato che resiste e cresce rispetto alla concorrenza del treno per il vantaggio che hanno nella flessibilità, dovrebbero essere collocati a ridosso della Stazione Termini come era in passato, perché quei clienti hanno una reale necessità di scambio, anche durante il periodo di soggiorno con la rete urbana e considerando che ripartiranno da dove sono arrivati. 

La scelta di spostare in fondo a via Marsala, a ridosso di Piazzale Sisto V, a centinaia di metri dalle metro e dai servi Atac, gli stalli dei collegamenti aereoportuali è sbagliata e illogica. 

La penalizzazione dei servizi su bus che provengono da Ciampino e Fiumicino, colpisce una tipologia dove sono annunciati importanti sviluppi tecnologici per quanto riguarda la trazione ma anche la struttura e la manovrabilità dei mezzi. 

La riqualificazione della Stazione Termini, la riprogettazione dell’area, una nuova viabilità, il riassetto delle tipologie di collegamento da e per Termini, la riorganizzazione dei bus turistici, la tecnologia per la sicurezza sono le facce di un cubo a soluzione molto più semplice di quello di Rubik. 

C’è ancora tempo per fare scelte che tengano conto delle variabili come la cantierizzazione dei lavori post giubilari o le code di lavori giubilari in ritardo nella realizzazione, scelte finalizzate a valorizzare l’area di Termini. 

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