17 Ottobre 2024
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Cronaca, Esteri

Trump o Harris? Le due Americhe

17.10.2024

New York, USA - 8 ottobre 2024. Probabilità in tempo reale delle elezioni presidenziali Trump vs Harris a Times Square, New York.

È sempre più complesso prevedere chi guiderà gli USA nelle prossime elezioni. A rendere la situazione indecifrabile è il sistema scelto dai padri fondatori circa 240 anni fa. Il nuovo Presidente sarà, dunque, scelto da un pugno di Stati, che nel 2016 premiarono Trump e nel 2020 Biden. Analisi aggiornate.

Chi vincerà la corsa alla Casa Bianca? Di qui al 5 novembre sarà impossibile sfuggire alla valanga di sondaggi che, a giorni alterni, pronosticheranno la vittoria di Donald Trump o Kamala Harris. I più originali ricorreranno alle previsioni degli allibratori: per la cronaca, secondo The Independent, da qualche giorno quelli inglesi danno vincente Trump, sia pure per un margine sottilissimo. In realtà, si tratta solo di modi per riempire le pagine dei giornali (o i minuti di trasmissione), perché i vantaggi restano sempre ben all’interno della forcella d’incertezza del più o meno 2%. Chiunque vinca, insomma, i sondaggi saranno stati nel giusto.

A rendere la situazione complicata da decifrare è il sistema scelto dai padri fondatori circa 240 anni fa. Spaccati tra quanti chiedevano l’elezione con voto popolare su base nazionale e chi invece voleva affidare la scelta agli Stati (che allora erano solo 13), escogitarono il “collegio elettorale”, al quale ciascuno Stato invia una delegazione pari alla somma del numero dei suoi deputati (variabile in base alla popolazione) e dei suoi senatori (due, fissi). Poiché tutti gli Stati, tranne due, scelgono i propri delegati con il maggioritario puro, l’elezione nazionale si trasforma nella somma di 50 elezioni statali. Ciò significa che New York e California non avranno delegati repubblicani, così come il Texas non ne avrà di democratici.

Di fatto, il presidente sarà dunque scelto da un pugno di Stati che nel 2016 premiarono Trump e nel 2020 Biden, oppure con margini tanto sottili da rendere impossibile ogni previsione. In stretto ordine alfabetico, si tratta di Arizona (11 voti elettorali), Georgia(16), Michigan (15), Nevada (6), North Carolina (16), Pennsylvania (19) e Wisconsin (10), che si possono raggruppare in tre da circa 10 voti, tre da circa 15 e uno da 19 – la Pennsylvania, dove non a caso si concentrano gli sforzi di entrambi i candidati. È sulle loro previsioni che si concentrano le analisi più attente.

Per farlo, bisognerebbe però capire quanti americani andranno a votare. Alle presidenziali del 2020, l’affluenza fu del 66%, mentre alle politiche di metà mandato del 2022 fu del 46%. Tradizionalmente, l’alta affluenza premia i democratici. Questo potrebbe spiegare lo sforzo repubblicano per ridurre il numero dei votanti, sfruttando il fatto che la meccanica del voto è lasciata ai singoli Stati. Si va dalla cancellazione dalle liste elettorali per i motivi più futili, costringendo quindi gli elettori a uno sforzo supplementare per farsi reinserire, fino al minor numero di seggi, per costringere i cittadini a spostarsi di decine di chilometri per votare. Le misure, mirate agli strati più deboli della popolazione, colpirebbero soprattutto i democratici.

Un altro ostacolo sarà lo spoglio, con rappresentanti di lista agguerritissimi nel far annullare le schede altrui e far approvare le proprie. Ecco perché Harris incita a non dare per scontata la vittoria, nella speranza di creare un cuscinetto di voti in grado di assorbire eventuali contestazioni. Sono già annunciati anche ricorsi che potrebbero quanto meno ritardare la proclamazione dei risultati. In queste condizioni, i sondaggi sono dunque una tessera del mosaico ma non bastano a indicare in anticipo il vincitore. Questo non vuol dire che siano inutili, ma conferma l’inutilità di discutere intorno a differenze di pochi decimali che cambiano da un giorno all’altro. Bisogna farsene una ragione: la situazione resterà incerta fino al 5 novembre. Se va bene.

 

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