16 Maggio 2024
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Salute, Società

Tutti a fare gli influencer, mancano i medici di famiglia

Calo cronico nel numero dei medici di base in Italia, soprattutto in Calabria. È una professione che non appassiona più i giovani, ma esistono anche motivazioni molto concrete. Avanza la polemica dei farmacisti trasformati in medici specialisti.

Medici di base, un servizio fondamentale, spesso dibattito del giorno, al centro di proposte di miglioramento nelle varie campagne elettorali, ma che poi si perde nella notte dei tempi. La situazione sta però peggiorando e questo obbliga a una riflessione immediata; non si può più aspettare, ne va della salute degli italiani.

Partiamo dai dati, in Italia il maggior numero di Medici di Medicina Generale è presente in Lombardia, Lazio e Campania, con rispettivamente 6.600, 4.396 e 4.330 medici. Il 61% dei Medici di Medicina Generale è composto da uomini, il restante 39% di sesso femminile. Nel corso dell’ultimo anno in tutte le Regioni, salvo la Provincia di Bolzano, si nota un calo dei medici. Record in Calabria dove già tra il 2019 e il 2021 sono addirittura passati da 1.496 a 1.089, in Lombardia da 6.091 a 5.774, nel Lazio da 4.462 a 4.244 e in Campania da 4.037 a 3.631.

Ma quali sono le motivazioni? I professionisti privati, quelli comunemente si chiamano medici a gettone, ricevono stipendi molto più alti rispetto a quelli dei medici delle aziende ospedaliere, seppur con minori responsabilità. Si cerca allora di trovare soluzioni come l’incremento dell’offerta formativa e il prolungamento del periodo di servizio dei medici di base.

Banalmente? Si è addirittura pensato a nuove campagne di comunicazioni, film, fiction, che riabilitino quel ruolo e non lo confinino a una professione malpagata e scarsamente riconosciuta, non attraente per i giovani, tutti volti a fare gli influencer.

E se il medico non c’è perché è andato in pensione e non ne abbiamo trovato un altro, come si fa? Si chiama la guardia medica o si corre al pronto soccorso, anche per casi non urgenti. E l’emergenza si intasa, ma questa è un’altra storia (seppur collegata). Una soluzione potrebbe essere chiedere aiuto alle farmacie e sono freschissime in questo senso le parole del Sottosegretario Gemmato: le liste di attesa si possono abbattere anche con analisi di base in convenzione SSN proprio in farmacia. Non hanno trovato del tutto consona la proposta i coordinatori del Cimest, (Coordinamento Intersindacale di Medicina Specialistica ambulatoriale di territorio) ritenendo l’idea possa sfociare in un conflitto di interessi.

Federfarma ha ben spiegato che le prestazioni di telemedicina citate rientrano nella normativa sulla farmacia dei servizi, prevista dal D. Lgs. n. 153 del 2009. Non ci sarebbe nessuna caratteristica che renda quindi il farmacista un medico specialista, in quanto i servizi come ECG e holter sono anche refertati da specialisti e quindi non vi sarebbe lo spauracchio del conflitto. Piuttosto, secondo altri pareri, potrebbe essere utile a ridurre la pressione sui Pronto Soccorso, aumentando la possibilità di cure territoriali e migliorando le reti di assistenza sociosanitaria.

Per integrare al meglio tutti i servizi la strada è ancora lunga, ma lavorando insieme si potranno raggiungere gli obiettivi previsti, non solo per le categorie, ma anche e soprattutto per i cittadini.

 

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