Il 90% tiene, anche se solo formalmente. L’Ue va verso l’approvazione di un target climatico indebolito, ma nel Consiglio dei ministri ambiente Ue la Commissione ha salvato il salvabile dopo una notte complessa nella quale i Paesi si sono confrontati in due grandi blocchi. Da un lato la Commissione con Germania, Spagna, Francia, Svezia che spingevano per un accordo ambizioso, dall’altra una minoranza “realista” guidata dall’Italia, e della quale facevano parte Polonia, Ungheria, Slovacchia e Bulgaria, con l’appoggio parziale di Austria e Belgio.
Ci sono state discussioni interminabili e un “quasi fallimento” quando alle 1.30 le trattative si sono interrotte con la promessa di riprendere dopo alcune ore. Ma la presidenza danese, fatta una consultazione con la Commissione, alle 2 e 10 di notte ha richiamato d’urgenza le delegazioni presentando un testo con molte più flessibilità. Era la svolta. Si è discusso per tre ore e una ipotesi di intesa è stata trovata attorno alle cinque.
Dopo oltre 18 ore di negoziati, i ministri che partecipavano al Consiglio Ambiente hanno così dato il loro sostegno a un compromesso per ridurre le emissioni del 90% entro il 2040, rispetto ai livelli del 1990 ma con una serie di flessibilità: era l’unico modo per venire incontro alle preoccupazioni di molti governi e superare l’impasse.
L’accordo trovato tra i Paesi dell’Unione europea sull’emendamento alla legge sul clima introduce il target intermedio di riduzione delle emissioni del 90% al 2040 rispetto ai livelli del 1990, porta al 5% la quota di crediti internazionali di alta qualità (l’iniziale proposta della Commissione era del 3%) con una riduzione del taglio interno di gas serra che è quindi dell’85%. La raccolta dei crediti internazionali partirà dal 2036, ma viene introdotta una fase pilota tra il 2031 e il 2035.
L’accordo introduce una clausola di revisione, in base alla quale la Commissione valuta la flessibilità per gli Stati membri di utilizzare ulteriori crediti internazionali fino al 5% per i loro obiettivi post-2030. Inoltre, il testo prevede il rinvio di un anno dell’entrata in vigore dell’Ets 2: si chiede di far slittare l’estensione del meccanismo di aste delle quote di CO₂ al trasporto stradale e al riscaldamento degli edifici dal 2027 al 2028. Inoltre, l’accordo sottolinea la necessità di accesso a tecnologie innovative in tutti gli Stati membri, tenendo conto dell’equilibrio geografico e chiede alla Commissione di tenere conto del ruolo dei combustibili a zero emissioni di carbonio e rinnovabili nella decarbonizzazione dei trasporti.
Il testo sul target 2040 ha incassato l’appoggio dei Paesi Ue ad eccezione di Polonia, Ungheria e Slovacchia e ha registrato le astensioni (che però equivalgono a voto contrario) di Belgio e Bulgaria. L’Austria ha sostenuto l’accordo presentando, però, una dichiarazione a parte. Ora il Consiglio potrà iniziare i cosiddetti triloghi con il Parlamento europeo per arrivare alla versione finale del testo. Per quanto riguarda il contributo determinato a livello nazionale, l’Ndc al 2035, da portare alla Cop30 i Paesi hanno sostenuto, all’unanimità, di tenere la forbice già formulata a settembre nella dichiarazione di intenti tra il 66,25% e il 72,5%.
“Abbiamo approvato sia la Legge Clima che l’Ndc (Nationallydetermined commitments, ndr) per la Cop30” e si è trovato “un compromesso buono” ha sostenuto Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. “È stata”, ha detto, “una trattativa intensa, la Commissione ha riconosciuto che le istanze che portavamo avanti come Italia e come gruppo di Paesi uniti a noi erano rilevanti e importanti, equilibrate. La Commissione Ue ha riconosciute le istanze che riguardavano lo slittamento di un anno dell’Ets 2, ed è anche “la prima volta che si portano nella proposta di parte normativa i biofuel, i biocarburanti, e poi ha dato disponibilità non solo a passare dal 3 al 5% dei crediti ci carbonio internazionali ma anche ad inserire in fase di revisione un ulteriore 5% a valere sui crediti domestici”, oltre a “una serie di altre valutazioni che riguardano sia la parte del commercio internazionale, che è stata oggetto del Consiglio europeo dei leader, sia le istanze pervenute dai vari paesi, che sono state accolte”. Quindi, ha sostenuto Pichetto, “si è trovato un buon accordo”.
E la Commissione fa buon viso a cattivo gioco vedendo ben oltre mezzo pieno il proverbiale bicchiere riempito a metà. “In vista della Cop30 – ha dichiarato il commissario europeo al Clima, WopkeHoekstra, in conferenza stampa al termine del Consiglio Ue Ambiente – avremo una completa unità nell’Ue. Ora abbiamo un mandato eccezionalmente forte che ci consente anche di chiedere di più agli altri, dato che ci troviamo di fronte a un problema internazionale. Ancora una volta, forse con l’eccezione della Gran Bretagna, questo è un Ndc secondo a nessuno, e invitiamo tutti gli altri a unirsi all’Unione Europea in questa ambizione, perché abbiamo bisogno che gli altri facciano di più. Non devono farlo per noi. Devono farlo per tutti”.
“La Commissione”, ha proseguito Hoekstra, “conferma la sua intenzione di proporre una revisione degli elementi fondamentali del quadro di attuazione dell’Ets per agevolare l’entrata in vigore dell’Ets 2, in linea con le indicazioni del paragrafo 47 delle conclusioni del Consiglio europeo. Le proposte pertinenti saranno adottate entro quest’anno e affronteranno le preoccupazioni relative a prezzi troppo elevati o volatili. Garantire un avvio ordinato del mercato e una traiettoria dei prezzi prevedibile attraverso un sistema di stabilizzazione dei prezzi più solido. Con l’Italia, come si può vedere nel testo del compromesso, abbiamo inserito un linguaggio specifico sul ruolo dei carburanti rinnovabili a zero e basso contenuto di carbonio nella decarbonizzazione dei trasporti”. In Italia l’accordo è difeso, rivendicandone l’ammorbidimento, da Fdi e Forza Italia, ma anche, seppure con critiche sul ruolo svolto dal governo, da Pd e Verdi, mentre M5s è contrario. E critica è anche la Lega, sulla stessa posizione di Polonia Ungheria e Slovacchia.
