01.05.2023
Ventuno tappe per 3.489,2 km. Il serpentone multicolore che anima strade fasciate di folla festante è ormai patrimonio collettivo. Di chi crede nei valori dello sport e della condivisione gioiosa. Tra salite e discese, come nella vita.
Presto, presto. Non c‘è più tempo. Per ammirare filari d’ulivi e ginestre che si specchiano in un mare cristallino puntellato dai trabocchi cari a D’Annunzio, o per gustare pizz e foje e quella con peperoni e sardelle, converrà ritornare. Qui, a Fossacesia in provincia di Chieti, sono tutti pronti per dare il via alla 106ema edizione del Giro d’Italia. La corsa rosa partirà sabato 6 maggio con una cronometro di 19.6 chilometri dalla Costa dei Trabocchi per sfilare sul nastro dei Fori Imperiali a Roma, la domenica del 28 maggio.
I girini stanno già calcolando percorso ed altimetrie, perché quest’anno la lunghezza complessiva è di 3.489,2 km, e sarà articolata su 21 tappe, irte di insidie e mediamente impegnative, motivo per il quale , non ammette distrazioni e pretende applicazione, gambe e un gran cuore. I campioni su due ruote sanno che le tre tappe a cronometro (oltre 70 km), le otto per velocisti, le sei di media montagna e le quattro arrampicate per scalatori, quarantanove salite per un totale di 51.300 metri di dislivello complessivo, da mozzare il fiato, sono di fatto un impegno severo anche per chi è abituato alla fatica.
Sette arrivi in vetta (Lago Laceno, Campo Imperatore, Crans Montana, Monte Bondone, Val di Zoldo, Tre Cime, Monte Lussari), non concederanno spazio ad alibi o tattiche preventive. La carovana multicolore tra ali di folla festante sfilerà in lungo e largo per la provincia italiana, inanellando valli e pianure, borghi, città, coste, colline, fin giù in Basilicata, e dopo lo spettacolare itinerario con il Valico di Chiunzi a far da ingresso alla Costiera Amalfitana, a Sorrento, e l’arrivo a Napoli, si troverà l’ascesa al Gran Sasso come prima vera asperità. Lasciata Cesena e i 35 chilometri cronometrati in pianura, risalendo, l’unico sconfinamento svizzero, a Crans Montana, si abbarbicherà sulla Cima Coppi, ai 2469 metri del Gran San Bernardo. Impegnative, poi, le quattro salite della tappa di Bergamo, per non citare quelle al Monte Bondone, sopra Trento, o alle mitiche Tre Cime di Lavaredo, prima della grande prova, quando ci sarà da “addentare”, metro dopo metro, la cronoscalata di Tarvisio: pendenza del 22% (sigh!). Eppoi, dopo sfide, inseguimenti, sprint fulminanti, sudori, podi, baci di miss, ecco la spettacolare passerella finale, in maglia rosa, all’ombra della storia, a Roma. L’attesa per appassionati e amanti della competizione si sta assottigliando. Fioccano i pronostici.
Bisognerà farsi intimidire dalla possanza fisica e dalle doti atletiche di Remco Evenepoel, belga, campione del mondo in carica, vincitore della Vuelta 2022, e recente trionfatore, nell’inferno delle Ardenne, di una classica prestigiosa del Nord quale la Liegi-Bastogne-Liegi, o bisognerà considerare la voglia di riscatto di Primoz Roglic, già terzo nel 2019, al ritorno dopo quattro anni, vincitore di tre Vuelta di Spagna ma mai del Tour de France? Appaiono i favoriti per la vittoria finale, potendo sfruttare pure l’assenza di calibri del livello di Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard che punteranno invece sul Tour de France.
Credito fotografico:
Il Trofeo senza fine del Giro e la folla sullo sfondo a Napoli, RCS Sport