4 Settembre 2025
/ 3.09.2025

Un sensore vivente illumina le microplastiche

Finora erano invisibili, con questa tecnologia è possibile monitorare questo tipo di inquinamento

Le microplastiche sono frammenti minuscoli, spesso invisibili a occhio nudo, che ormai contaminano aria, acqua e suolo. Tracciarne la presenza è fondamentale per capire dove concentrare gli sforzi di bonifica, ma le tecniche oggi disponibili – dalla spettroscopia Raman a quella infrarossa – richiedono tempo, costi elevati e competenze specialistiche.

La svolta da Hong Kong

Un gruppo di ricercatori della Hong Kong Polytechnic University ha sviluppato un approccio radicalmente diverso: un sensore vivente basato sul batterio Pseudomonas aeruginosa, microrganismo comune nell’ambiente e noto per la capacità di aderire alle superfici plastiche. In laboratorio è stato ingegnerizzato in modo da produrre fluorescenza verde quando entra in contatto con particelle di plastica.

Per verificare l’efficacia dello strumento, il team ha introdotto i batteri in campioni di acqua marina prelevati da un corso d’acqua urbano, opportunamente filtrati e trattati per eliminare la materia organica. Il risultato: il biosensore ha segnalato concentrazioni fino a 100 parti per milione di microplastiche. Le analisi di conferma, condotte con microspettroscopia Raman, hanno rivelato la presenza soprattutto di polimeri biodegradabili come poliacrilammide, policaprolattone e metilcellulosa, dimostrando che il metodo funziona anche al di fuori dei materiali plastici più comuni usati nei test preliminari.

Un futuro per il monitoraggio rapido

Secondo Song Lin Chua, che ha coordinato lo studio pubblicato su ACS Sensors, il nuovo strumento può diventare una risorsa preziosa per individuare rapidamente le aree più colpite dall’inquinamento. “Il nostro biosensore offre un modo rapido, conveniente e sensibile per rilevare microplastiche in campioni ambientali in poche ore”, spiega il ricercatore. Usato come sistema di screening, potrebbe rivoluzionare il monitoraggio su larga scala e segnalare i punti critici da sottoporre a indagini più approfondite.

Un passo verso la mappa dell’inquinamento

Il lavoro apre la strada a un metodo meno oneroso e più accessibile per seguire la scia invisibile lasciata dalla plastica nell’ambiente. Se applicato su larga scala, un sensore vivente come questo potrebbe accelerare la costruzione di mappe dell’inquinamento da microplastiche, aiutando amministrazioni e comunità a progettare interventi mirati di riduzione e bonifica.

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