21.04.2024
“Voto dove vivo”, al via una legge sul voto fuorisede, che per ora consentirà solo agli studenti di recarsi alle urne nella città di domicilio. La norma è ancora imperfetta. Quattro le proposte.
Insieme a Malta e Cipro, l’Italia è stata fino a poco tempo fa l’unico Paese europeo senza una legge per garantire il voto ai fuorisede. Adesso, per le elezioni europee dei prossimi 8 e 9 giugno, per la prima volta nella storia della Repubblica italiana gli studenti e le studentesse che vivono fuori dal proprio comune di residenza potranno recarsi presso dei seggi speciali appositamente allestiti nella città in cui sono domiciliati. La legge è stata presentata al Parlamento da diverse forze politiche già nel mese di novembre 2022, e approvata in Commissione il 23 maggio 2023 e in assemblea il 4 luglio successivo, e per usufruire di questa nuova possibilità, tutti gli interessati dovranno inviare una serie di documenti al proprio Comune di residenza, tra cui un modulo disponibile sul sito del proprio comune e il certificato d’iscrizione al corso di studi rilasciato dalle università. Il tutto da consegnare entro il 5 maggio.
Ma, se un passo in avanti è stato fatto, si tratta di un passo incerto. Infatti, la legge è temporanea, valida solo per le elezioni europee, ed è riservata ai soli studenti e studentesse, escludendo invece milioni di persone che vivono fuori dal proprio comune di residenza per motivi di lavoro o di cura. Insomma, un atto politico un po’ timido: da una parte permetterà agli oltre 590mila studenti fuorisede di votare, ma al tempo stesso taglia fuori gli oltre 4,5 milioni di lavoratori. Inoltre, le linee guida per scaricare e compilare i moduli necessari sembrano non essere chiare a tutti, così come è mancata una campagna informativa per mettere tutti gli interessati al corrente di questa nuova possibilità. Proprio in quest’ottica, mercoledì 17 aprile, i promotori del comitato “Voto dove vivo” hanno tenuto una conferenza stampa presso la Camera dei Deputati per affrontare le criticità irrisolte di questa nuova legge. Le restrizioni previste, infatti, hanno sollevato perplessità e richieste di modifica.
In particolare, il comitato ha avanzato 4 proposte, di cui 2 rivolte direttamente al Governo e 2 rivolte alle Università. In primo luogo, chiedono al Governo di creare una sezione apposita sul sito del Ministero dell’Interno con il modulo da scaricare e le linee guida, e chiedono la realizzazione di una campagna informativa: «Chiediamo di fare una capillare campagna di informazione per far conoscere agli studenti fuorisede le modalità con cui accedere a questa opportunità», hanno spiegato. La terza e la quarta proposta sono invece indirizzate ai rettori italiani: «Ci vuole informazione nelle università pubbliche e private, perché sono i luoghi più direttamente interessati. Tanti atenei si sono attivati, però adesso chiediamo due cose: facilitare la possibilità di scaricare velocemente il certificato di iscrizione al corso di studi e di comunicare questa opportunità a tutta la comunità studentesca mediante una mail a tutti gli iscritti o con circolare di ateneo». Un punto di partenza, sì, ma su cui è necessario ancora lavorare.