17 Maggio 2025
/ 16.05.2025

Usa, i tagli di Trump fanno crescere il rischio radioattivo

Il sito che ha fatto la storia atomica ora fa paura. E non solo per le radiazioni.

Nascosto nel deserto dello Stato di Washington, Hanford è stato per decenni il cuore segreto del programma nucleare americano. Qui è nato il plutonio che ha raso al suolo Nagasaki. Oggi è uno dei luoghi più contaminati al mondo: 56 milioni di galloni di scorie radioattive giacciono in vecchi serbatoi sotterranei, mentre il piano di bonifica — partito nel 1989 — si trascina con costi che sfiorano il mezzo trilione di dollari e una scadenza ipotetica fissata al 2100.

Ma la vera notizia – lanciata in questi giorni dal Guardian –  è un’altra: il governo federale, nel nome dell’operazione “snellezza amministrativa”, sta tagliando il personale impiegato nella bonifica. E lo fa su input del Doge (Department of Government Efficiency), l’agenzia nata per “ottimizzare” l’apparato statale sotto la guida dell’ineffabile Elon Musk. Un taglio chirurgico che ha colpito tecnici, scienziati e manager della sicurezza, proprio mentre la posta in gioco — la salute pubblica e ambientale — è ai massimi livelli.

Sicurezza in saldo

Il ridimensionamento ha sollevato un’ondata bipartisan di critiche. La senatrice democratica Patty Murray ha definito l’operazione “sconsiderata”, accusando il governo di tagliare “migliaia di lavoratori essenziali” con il solo scopo di ridurre le spese. Anche il repubblicano Dan Newhouse ha avvertito: “Servono competenze, non slogan. Senza una squadra qualificata, Hanford è una minaccia per tutto il nord-ovest”.

Le comunità locali e i gruppi ambientalisti temono che la sorveglianza si allenti e che un incidente, finora evitato, possa finalmente accadere. A preoccupare sono soprattutto i serbatoi più vecchi, già soggetti a perdite, in una zona a rischio sismico e attraversata dal fiume Columbia.

Le voci dei nativi: esclusi ma esposti

A lanciare l’allarme sono anche le comunità indigene, in particolare la Nazione Yakama, che vive da sempre in quei territori e continua a considerarli sacri. “Temiamo che senza una squadra adeguata per la bonifica, possa accadere un disastro nucleare”, ha dichiarato Gerald Lewis, presidente delle tribù confederate Yakama. Gable Mountain e Rattlesnake Mountain, luoghi cerimoniali per le tribù locali, sono proprio all’interno del perimetro contaminato. Ma le comunità indigene lamentano di essere sistematicamente escluse dai processi decisionali.

Hanford, il rimosso radioattivo

Oltre al problema ambientale, Hanford è anche un caso umano: centinaia di lavoratori, oggi pensionati o malati, lottano per ottenere riconoscimento e cure per le patologie legate all’esposizione. Ma anche qui, i tagli si fanno sentire: pratiche rallentate, assistenza sanitaria insufficiente, burocrazia da decifrare.

Il quadro che emerge è quello di una crisi silenziosa, dove la parola “efficienza” rischia di diventare il sinonimo moderno di “abbandono”. Hanford non è solo una ferita aperta nella storia americana: è un test decisivo sulla capacità dello Stato di assumersi le proprie responsabilità ambientali. 

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