2 Aprile 2025
/ 24.03.2025

Ventotene capitale morale e intellettuale d’Europa

La Coalizione civica di Ventotene lancia la proposta di una Scuola permanente di formazione della cittadinanza europea. Il Manifesto di Ventotene, assicura la presidente del Consiglio, “non è l’Europa di Giorgia Meloni”, ma è l’Europa di chi chiede un ancoraggio politico ed economico di fronte alla slavina delle vecchie certezze

Forse bisognerebbe dare la parola anche a loro, agli abitanti di quello che è diventato oggetto di scontro politico. Dopo l’attacco della presidente del Consiglio Giorgia Meloni al Manifesto di Ventotene (“Questa non è la mia Europa”), la Coalizione civica di Ventotene ha reinserito, con un breve testo, la questione nella sua cornice storica.

“Vogliamo ricordare che, con atto ufficiale il Parlamento Europeo, già dal 28 aprile del 2022 Ventotene è stata dichiarata ‘Capitale morale e intellettuale d’Europa’, proprio perché in quest’isola con il Manifesto di Ventotene sono state poste le basi dei principi ispiratori e dei valori fondanti dell’unità europea”.

Dopo aver dichiarato di “sentirsi feriti” perché “i nostri nonni e i nostri padri hanno condiviso le sofferenze e le privazioni di quel periodo assieme ai confinati politici” e “vediamo ora ridurre il Manifesto a mero strumento di polemiche politiche o mediatiche”, gli abitanti di Ventotene lanciano due proposte. La prima è una Scuola permanente di formazione della cittadinanza europea. La seconda è un incontro di studio e analisi storica sul futuro di Ventotene.

Sono proposte che hanno attualità o è un amarcord? Come è noto il Manifesto di Ventotene fu scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel 1941, mentre erano nell’isola per la misura di confino che serviva a tenere lontani gli indesiderati del regime fascista: comunisti (come Altiero Spinelli che però era stato espulso dal Pci per aver criticato Stalin), anarchici, socialisti, esponenti del movimento di Giustizia e libertà (come Ernesto Rossi), omosessuali, testimoni di Geova, minoranze etniche.

Certo, il Manifesto di Ventotene è figlio della sua epoca, come peraltro ogni opera del pensiero. Nel 1941 in Italia erano in vigore i “Provvedimenti per la difesa della razza” e in Germania avevano raggiunto piena efficienza i campi di sterminio per ebrei, rom e sinti, omosessuali. Gran parte dell’Europa era sotto il dominio nazista. E chi stava al Confino di Ventotene non poteva scrivere liberamente, tanto che il Manifesto è stato annotato su fogli sottilissimi di carta e portato clandestinamente fuori dall’isola, probabilmente in una scatola di sigarette.

Nonostante questo contesto, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi riconobbero il ruolo positivo che gli Stati nazione avevano svolto in passato: “L’ideologia dell’indipendenza nazionale è stata un potente lievito di progresso; ha fatto superare i meschini campanilismi in un senso di più  vasta solidarietà contro l’oppressione degli stranieri  dominatori; ha eliminato molti degli inciampi che  ostacolavano la circolazione degli uomini e delle  merci; ha fatto estendere entro il territorio di ciascun nuovo Stato alle popolazioni più arretrate le istituzioni e gli ordinamenti delle popolazioni più civili”.

Ma denunciarono anche il ruolo che il nazionalismo stava svolgendo.: “La sovranità assoluta degli stati nazionali ha portato alla volontà di dominio di ciascuno di essi, poiché ciascuno si sente minacciato dalla potenza degli altri e considera suo ‘spazio vitale’ territori sempre più vasti, che gli permettano di muoversi liberamente e di assicurarsi i mezzi di esistenza, senza dipendere da alcuno. Questa volontà di dominio non potrebbe acquetarsi che nella egemonia dello stato più forte su tutti gli altri asserviti”.

Era difficile all’epoca negare la verità di quelle parole. E ora le cose stanno diversamente? Il contesto attuale cambia il giudizio? Attorno allo ‘spazio vitale’ ruotano le richieste di Trump sulla Groenlandia e di Putin sull’Ucraina. E, cambiando dimensioni, anche le politiche israeliane. Un’Europa federale che abbia allo stesso tempo capacità di deterrenza e costituisca un modello avanzato di convivenza (tra esseri umani e tra esseri umani e natura) non è forse quello che manca allo scenario politico?

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