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Voglia del passato per le maglie della Serie A nel campionato

29.07.2023

Da sinistra: i difensori della Roma, Antonio Tempestilli, Fulvio Collovati e Gianluca Signorini, escono soddisfatti dal campo al termine della vittoria esterna contro l'Avellino (2-3) valevole per la 3ª giornata del campionato italiano di Serie A 1987-1988.

Ampio l’elenco dei club italiani che hanno fatto palesi richiami a loghi e fantasie degli anni ’80-’90, periodo d’oro del calcio nostrano. Vogliono, forse, riconquistare il cuore dei propri tifosi?

Mentre le squadre che prenderanno parte alla prossima Serie A iniziano a organizzarsi per i ritiri precampionato e le loro dirigenze sono al lavoro nelle stanze del calciomercato, uno degli aspetti più stuzzicanti per i tifosi è certamente rappresentato dalla scoperta delle loro nuove maglie. Nuove, perché saranno indossate nel 2023-2024, ma che non di rado presentano richiami più o meno espliciti al passato. Recentissimo il caso della Roma, scelte analoghe sono arrivate in precedenza da parte di Atalanta, Fiorentina, Inter, Lazio, Milan, Napoli e tante altre. Ma come mai succede questo?

Partiamo dalla Roma, fresca di cambio di fornitore tecnico: da New Balance, riecco Adidas. A far riflettere è però il ritorno del «lupetto» stilizzato. Si tratta di un’opera dell’ingegno di Piero Gratton, che lo disegnò nel 1978 e caratterizzò tutti gli anni ’80 e buona parte dei ’90 giallorossi. Non a caso compariva sulla maglia griffata Adidas che indossò Francesco Totti al suo debutto. L’aspetto più interessante è però un altro.
Il lupetto, infatti, non è il nuovo logo ufficiale della Roma. Quello “vero” risale al 2017, frutto di due recentissimi restyling, e peraltro compare regolarmente nella divisa da trasferta. Curioso notare la scelta uguale e opposta dell’Atalanta. Negli ultimi anni sulla maglia “home” compare il simbolo ufficiale, su quella “away” il logo dell’eroina greca che dà il nome al club. Il richiamo è stavolta agli anni ’70, quello della trama (si pensi alla maglia bianca con sottilissime righe nere e blu) a metà anni ’80.
Il ragionamento, comunque, è ampiamente estendibile. La Lazio quest’anno celebra il cinquantenario dello scudetto del 1974 con una divisa molto simile a quella di allora. Ma nel 2015 rievocò la salvezza dalla Serie C1 con un disegno quasi identico alla “maglia bandiera” di quel 1987. Nel 2017 le sue strisce larghe biancocelesti erano molto simili a quelle viste nei vincenti 1999 e 2000. Nel 2021 fu la Fiorentina a rispolverare logo e fantasia dagli anni ’80 (nonostante un nuovo stemma arrivato pochi mesi dopo). Il Milan ciclicamente cita le strisce sottilissime del debutto, ma soprattutto degli anni ’70 di Gianni Rivera. L’Inter nel 2019-2020 mise insieme in una sola divisa riferimenti a diverse fantasie del passato.

Ma perché avviene tutto questo passato? Indirettamente lo spiegò nel 2020 proprio la Roma, nell’ultimo saluto a Gratton:

«Papà del Lupetto e autore di pagine di storia legate alla nostra identità»

In un calcio percepito anno dopo anno come sempre meno poetico, pare che i club stessi sentano il bisogno di riconquistare i propri tifosi con palesi richiami proprio all’identità. E anche alla memoria: ecco perché tutti questi riferimenti (tantissimi quelli degli ultimi Napoli a Diego Maradona) riportano agli anni ’70, ’90, ma soprattutto ’80.
Quella era l’epoca in cui i tifosi un po’ più attempati vivevano la loro giovinezza, e i loro figli sono cresciuti nel mito di quegli anni. Non solo: anni ’80 e ’90 coincidono con il periodo d’oro del calcio italiano, seguitissimo in tutto il mondo e invidiato in ogni angolo d’Europa. Fasti che appartengono ormai al passato, ma che si cerca di mantenere in vita. E non solo nei ricordi degli appassionati, anche in quelli delle società. O non si spiegherebbe questo continuo richiamo al passato in prodotti di merchandising, che dovrebbero mirare prevalentemente al futuro.

Credito fotografica:
foto di dominio pubblico secondo la Legge 22 aprile 1941 n. 633; Wikipedia

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