28 Agosto 2025
/ 28.08.2025

Yemen, le inondazioni dopo la fame

Le inondazioni hanno colpito oltre centomila persone aggravando una crisi senza fine. Sono state cancellate case, campi coltivati e campi per sfollati, mentre strade e linee elettriche sono finite sott’acqua. Secondo la Banca Mondiale, metà della popolazione yemenita è esposta a rischi climatici significativi

Il sud dello Yemen è stato investito da piogge torrenziali che hanno trasformato villaggi e città in un labirinto di fango e detriti. Le inondazioni hanno colpito oltre centomila persone, cancellando case, campi coltivati e campi per sfollati, mentre strade e linee elettriche sono finite sott’acqua. Intere comunità si sono ritrovate isolate e migliaia di famiglie hanno dovuto fuggire di nuovo, in un Paese in cui lo spostamento forzato è diventato ormai la normalità.

Il disastro naturale arriva in un contesto già segnato dalla fame. Quasi venti milioni di yemeniti dipendono dagli aiuti umanitari e più di diciassette milioni vivono in grave insicurezza alimentare. Le alluvioni hanno distrutto raccolti preziosi e reso irraggiungibili i mercati locali, facendo crescere i prezzi del cibo. In molte province le famiglie sopravvivono con pane e tè, mentre i bambini soffrono di malnutrizione cronica. Oggi quasi la metà dei minori sotto i cinque anni mostra ritardi nella crescita e la quota della popolazione colpita da carenze alimentari gravi continua a salire.

L’acqua porta con sé nuovi rischi. Le pozze stagnanti favoriscono la diffusione di malattie come il colera, mentre i flussi di piena hanno riportato alla luce ordigni inesplosi, nascosti da anni sotto il terreno. Basta un passo falso perché una vita finisca. Le cronache locali hanno già registrato diverse vittime: un uomo annegato nella provincia di Abyan, una donna travolta da un crollo a Taiz, una bambina ferita nei pressi di un campo per sfollati.

Le organizzazioni umanitarie sono entrate in azione. L’International Rescue Committee ha distribuito denaro, beni di prima necessità e kit igienici nelle aree più colpite, mentre le autorità locali hanno annunciato interventi di emergenza per rafforzare i sistemi di drenaggio. Ma la portata della crisi va oltre le risposte immediate. Nel 2024 piogge eccezionali avevano già distrutto oltre trentamila abitazioni e causato decine di morti. Oggi lo scenario si ripete su scala più vasta, segno che il cambiamento climatico sta rendendo sempre più frequenti eventi meteorologici estremi.

Secondo la Banca Mondiale, metà della popolazione yemenita è esposta a rischi climatici significativi: siccità, ondate di calore, tempeste. Quando queste minacce si sommano alla guerra, alla povertà e al collasso delle infrastrutture, ogni stagione delle piogge diventa una condanna annunciata.

Il quadro umanitario è aggravato dalla scarsità di fondi. Le Nazioni Unite hanno lanciato un piano di risposta da 2,5 miliardi di dollari per il 2025, ma finora è stato finanziato appena per il 10%. Nel frattempo, nelle aree costiere occidentali come Hodeidah, la situazione sfiora la catastrofe: un terzo dei bambini è malnutrito e metà delle donne in gravidanza o in allattamento soffre la fame.

Le inondazioni di queste settimane non sono solo un disastro naturale. Sono il sintomo di un Paese intrappolato in una spirale di emergenze in cui guerra e crisi climatica si intrecciano. Ogni ondata di pioggia cancella case e speranze, lasciando un popolo sempre più senza difese. Fermare questo ciclo non significa solo portare aiuti, ma investire in agricoltura resiliente, in infrastrutture solide e in servizi sanitari capaci di reggere.

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