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Esteri

Zelensky tra le due sponde del Tevere, poi la proposta “Tutto o niente!”

14.05.2023

Tra Papa Francesco e la Cina di Xi Jinping, il presidente ucraino mette sul tavolo una proposta di pace tradotta in “tutto o niente”. Mosca tace, ma prosegue con l’offensiva.

Si avvicina il momento della soluzione negoziata della lunga guerra russo-ucraina? È questo linterrogativo imposto dalla giornata di Volodomyr Zelensky a Roma, con le tre visite dal presidente Sergio Mattarella, dal premier Giorgia Meloni e da papa Francesco. Dalle prime il presidente ucraino ha incassato la conferma del sostegno politico italiano alla lotta per la libertà del proprio martoriato paese, mentre al terzo ha consegnato un prudentissimo invito a intavolare negoziati con linvasore russo. Due posizioni solo apparentemente in contraddizione.
Con buona pace della narrazione russa (e di quanti la ripetono, magari amplificandola), queste settimane hanno molto rafforzato la posizione ucraina. Sul terreno si registrano penetrazioni sulla sponda sinistra del Dnipro, la riconquista di diversi chilometri quadrati di Bakhmut, lampliamento delle posizioni attorno la cittadina, labbattimento di un missile Khinzal russo da parte di uno dei Patriot appena messi in servizio. La tradizionale parata del 9 maggio, nella quale lURSS e la Russia celebrano la fine della Seconda guerra mondiale, si è tenuta in scala ridotta a Mosca ed è stata cancellata in tante città, non è chiaro se per risparmiare forze o non esporle a inutili rischi. Tutto ciò ha ampliato le fratture già presenti in campo russo, a partire da un Prigozhin che alla critica esplicita delle forze regolari ha aggiunto velati attacchi a Putin (il nonno”). A proposito di Putin: il Sud Africa, ha fatto sapere che è meglio che non partecipi alla riunione dei BRICS per non essere arrestato in base al mandato di cattura internazionale che pende sul suo capo.
Queste condizioni molto favorevoli hanno consentito a Zelensky di lanciare messaggi trasversali di disponibilità a trattare, senza sembrarvi costretto dallo stallo strategico di un conflitto che in molti temono essersi cronicizzato. Di qui la telefonata con Xi Jinping e il colloquio a porte chiuse con Francesco. I risultati visibili sono, al momento, molto modesti. Ma anche così, è Zelensky che si muove, lancia segnali, cerca mediatori, mentre Putin resta chiuso nel Cremlino. È Zelensky che mette sul tavolo una proposta di pace – per quanto così rigida da potersi riassumere in tutto o niente” – mentre Mosca tace e inveisce contro i nemici veri o presunti.
È presto per dire se la strategia comunicativa nasconda trattative già avanzate o se siamo ancora agli inizi. In compenso, è chiaro che il buon andamento della guerra smentisce le Cassandre – non importa se sincere o meno – e permette a Zelensky di iniziare il riposizionamento mediatico dalla resistenza a oltranza alla possibilità di distruggere le forze russe in battaglia e colpire direttamente il territorio russo. E da vincitore militare, il presidente ucraino può affrontare le trattative di pace senza dare limpressione di chiedere la pietà del nemico alle cui armi sta soccombendo.

È chiaro che tutto questo vale, simmetricamente, per Putin: sedersi al tavolo da sconfitto limita le sue opzioni e mette a rischio la sua stessa permanenza al vertice. Eppure, la vittoria ucraina resta la maggior opportunità per aprire trattative concrete di pace. Magari usando le due sponde del Tevere come intermediari.

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