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Zuckerberg consegna i social alla IA

11.06.2024

Dal 26 giugno foto e dati verranno utilizzati per “espandere” l’utilizzo dell’intelligenza artificiale su Instagram e Facebook. Nonostante undici Paesi europei si siano mossi contro, il popolo di Mark Zuckerberg non sembra essere molto colpito dalla vicenda. Sarà silenzio-assenso?

Siamo ufficialmente in vendita, e il problema è che noi non incasseremo nulla mentre gli affari li faranno gli altri. Ovvero Facebook e Instragram, il che vuol dire che gli altri in realtà sono solo lui: Mark Zuckerberg. Mancano soltanto un paio di settimane, e poi – dal 26 giugno – tutte le nostre foto, e quindi tutte le nostre facce e i nostri dati, verranno utilizzati per “espandere” (così c’è scritto nel messaggio arrivato via mail) l’utilizzo dell’intelligenza artificiale sui due social. E questo, ipoteticamente, vuol dire che la vita digitale di oltre 3 miliardi di persone verrà scandagliata per insegnare a un cervello elettronico, di cui si sa poco o nulla, a fare cose al posto nostro. Incredibile, no? Stiamo per istruire una macchina su come costruire un futuro senza di noi.

In pratica: scritti e immagini postati verranno usati per addestrare l’IA di Meta. E quindi post, foto e like, ma non i messaggi privati o le chat, così – dice Zuck – come fanno già Google e Open AI. L’associazione NOYB (None Of Your Business) con sede a Vienna, però non è molto d’accordo: è partita una denuncia contro Meta all’Unione Europea, chiedendo l’intervento in base alla sentenza della Corte di Giustizia che riguardava la profilazione ai fini pubblicitari. Anche perché i dati utilizzati nel nuovo progetto sono quelli raccolti dal 2007 (quindi praticamente tutti) e acquisiti pure da non identificate “terze parti” (ovvero da sconosciuti). E la privacy? Appunto, dice NOYB: per renderci ancor più difficile sfuggire al controllo, Meta ha invertito la nostra tutela costringendoci ad astrusi passaggi sul nostro profilo per esercitare il “diritto di opposizione”. Quello, insomma, che avremmo potuto esercitare già ancor prima dell’arrivo dell’AI: ma chi l’ha mai fatto? Nessuno, diciamolo, o quasi. Visto che il meccanismo (quello in pratica del silenzio-assenso) prevede che chi non vuole che i propri dati vengano utilizzati debba esplicitamente fare domanda per il cosiddetto opt-out. Cosa che si traduce appunto in un processo complicato, che passa attraverso molte risposte da dare, la ricezione di diversi codici di verifica e al superamento della pigrizia che colpisce noi utenti web davanti alle sterminate schermate del contratto scritte in corpo 2.

Eppure, la mail che Meta sta mandando a tutti andrebbe letta, perché dopo il 26 giugno non ci sarà più alcuna possibilità di uscire dall’infernale meccanismo. E nonostante 11 Paesi europei si siano mossi contro Zuckerberg, il suo popolo non sembra essere molto colpito dalla vicenda. Il grande capo, magnanimo, ha fatto sapere comunque che anche se uno decidesse di opporsi «non gli verrà tolto l’account personale o le pagine Facebook» (com’è buono lei), ma anche ricordato che niente è davvero gratuito, al contrario di quanto lo stesso ex studente di Harvard scrisse sulla pagina di ingresso a Facebook quando lancio il servizio: «È gratis, e lo sarà sempre». Diciamolo: ci siamo cascati…

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