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Memoria

2023, le mille facce di un anno determinante

01.01.2024

Un anno che non ha fatto sconti, che ha voluto determinare un’epoca aprendone un’altra, dall’addio a Silvio Berlusconi e Giorgio Napolitano, alle guerre infinite che minacciano di stravolgere gli equilibri mondiali, al cambiamento climatico che non cessa di manifestarsi, al femminicidio stravolgente, all’Europa che non riesce a farsi valere. Pesante eredità.

Appeso al muro il nuovo calendario, ereditiamo dal 2023 una guerra in più rispetto all’anno precedente. Persiste il conflitto in Ucraina, invasa dall’esercito russo il 24 febbraio 2022, l’attacco terroristico senza precedenti lanciato da Hamas nel sud d’Israele il 7 ottobre scorso ha riacceso il conflitto israelo-palestinese, aggiungendo un nuovo fronte a quella che Papa Francesco definisce “terza guerra mondiale a pezzi”. La guerra occupa stabilmente le pagine di cronaca giornalistica e naturalmente preoccupa, raccontando di fasi di stallo e improvvise escalation che allontanano le prospettive di una pace giusta e necessaria, non solo per le parti in causa, ma per gli equilibri mondiali.

Neppure il tempo di abituarci alla “nuova normalità” post pandemia, che il Covid con le sue varianti e in maniera silente si riaffaccia e ricorda a tutti di doverci convivere responsabilmente, prendendo in considerazione la protezione offerta dai vaccini. In compenso, la ricerca clinica non si ferma e ottiene ogni giorno un nuovo successo in termini di terapie che aumentano le speranze di vita nei casi di malattie gravi e rare.

Gli effetti dei cambiamenti climatici sono sotto gli occhi di tutti, ma dalla ventottesima Conferenza delle Nazioni Uniti, convocata a Dubai e conclusa il 12 dicembre scorso, ci si aspettava più di un semplice accordo vincolante per la rinuncia graduale ai combustibili fossili e l’obiettivo delle emissioni zero da raggiungere nel 2050. Restando al nostro Paese, il 2023 è stato l’anno in cui l’Italia ha detto addio a Silvio Berlusconi, protagonista di cinquant’anni di storia imprenditoriale e tre decenni di impegno politico che ne ha fatto il presidente del consiglio più longevo nella storia della Repubblica Italiana. Se n’è andato anche Giorgio Napolitano, primo inquilino del Quirinale eletto per un secondo mandato, al quale proprio Silvio Berlusconi nel suo quarto premierato rassegnò le proprie dimissioni nel 2011.

Se il 2022 era stato per l’Istituto Enciclopedico Treccani, l’anno dei neologismi, arrivando a coniare il termine “Melonismo” per delineare la linea politica dell’attuale premier Giorgia Meloni, per il 2023 ha scelto come parola dell’anno “femminicidio”. Sostantivo comparso nel 2001 nel principale vocabolario italiano e ripreso a fronte del dilagante e preoccupante fenomeno della violenza di genere. Il numero dei casi (43) è stato inferiore ai 54 registrati nel 2022 e 61 nel 2021, ma evidentemente ha pesato tanto la crudeltà degli episodi e che siano maturati sempre più spesso nelle giovani generazioni. Un motivo in più per riflettere e prendere coscienza.

Guardando a domani, sconcerta una nuova prossima corsa alla presidenza degli Stati Uniti segnata dall’anagrafe impietosa con i candidati; un’Europa poco unita per la mancanza di una visione unitaria di governo; la colonna sonora a ritmo techno di un’economia sempre più complessa. Responsabilità, concretezza, visione, fiducia: poter scegliere tra questi il nuovo termine per classificare il 2024 sarebbe una buona conquista, da realizzare con spirito d’impresa, piena consapevolezza, un po’ di incoscienza e ragionevole ottimismo.

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