7 Dicembre 2025
/ 31.10.2025

Un tetto contro il caldo estremo

Messa a punto una vernice che di notte favorisce la formazione della rugiada e di giorno riflette il sole abbassando la temperatura e disperdendo il calore nell’atmosfera

Dall’Australia arriva una scoperta che potrebbe cambiare il modo in cui costruiamo case e città in un mondo sempre più caldo. Un gruppo di ricercatori dell’Università di Sydney ha sviluppato una vernice per tetti capace di ridurre fino a sei gradi la temperatura della superficie anche nelle giornate più torride. Il segreto sta nelle sue proprietà ottiche: il rivestimento riflette circa il 96% della luce solare e, grazie alla sua elevata capacità di emissione termica, disperde il calore verso l’atmosfera. In pratica, funziona come uno scudo contro i raggi solari e come un dissipatore naturale, riducendo la necessità di ricorrere all’aria condizionata.

La tecnologia “cool roof” non è nuova, ma la vernice ideata dai ricercatori australiani porta il concetto un passo avanti. Il nuovo materiale, testato nei laboratori di Sydney, non solo riflette la luce ma riesce anche a favorire la formazione di rugiada, prolungando di qualche ora il tempo in cui l’umidità atmosferica si condensa sulla superficie.

In condizioni ottimali, spiegano gli studiosi, su un tetto di medie dimensioni si possono raccogliere decine di litri d’acqua al giorno. Non basta per risolvere la siccità, certo, ma è sufficiente per recuperare risorse preziose senza consumare energia.

Effetto urbano: meno caldo, più vivibilità

Nei test condotti, la vernice ha mostrato effetti significativi anche sugli ambienti interni: nelle abitazioni tipiche australiane, spesso poco isolate, il comfort termico migliora sensibilmente. Se applicata su larga scala, questa tecnologia potrebbe contribuire a ridurre l’effetto “isola di calore urbana”, il fenomeno che fa salire la temperatura delle città di diversi gradi rispetto alle aree rurali.
Non si tratta solo di comfort: un abbassamento medio di pochi gradi può ridurre i picchi di consumo elettrico durante le ondate di calore e migliorare la qualità dell’aria, due emergenze che si intrecciano sempre più spesso.

Come ogni prototipo, anche questo ha i suoi punti deboli. La prima versione utilizzava composti fluorurati non adatti alla produzione su larga scala, sia per i costi sia per i rischi ambientali. Il team di ricerca sta lavorando a una formula a base d’acqua, più economica e sostenibile, con prestazioni simili.

C’è poi la variabilità climatica: il sistema di condensazione dell’acqua funziona solo con una certa umidità dell’aria e perde efficacia nei periodi di siccità estrema, quando l’acqua sarebbe più necessaria. Ma resta un passo importante nella direzione giusta: quella di soluzioni passive, semplici e replicabili.

Una lezione anche per l’Italia

In un Paese come il nostro, dove le ondate di calore diventano sempre più intense e frequenti, un rivestimento di questo tipo potrebbe avere effetti concreti. Le nostre città, da Milano a Palermo, registrano picchi di temperatura record e un aumento costante della domanda di energia per il raffrescamento.

Adottare materiali riflettenti, vernici ad alta efficienza o tetti verdi non è solo un esperimento accademico: è una misura di adattamento climatico a basso costo che potrebbe entrare a pieno titolo nei piani urbani di resilienza.

La nuova vernice australiana non promette miracoli, ma incarna un’idea chiave della transizione ecologica: usare la conoscenza per imitare la natura invece di combatterla. Un tetto che respinge il calore e “respira” con l’atmosfera potrebbe sembrare un dettaglio tecnico, ma in un mondo che si scalda rapidamente è proprio dai dettagli che passa la sopravvivenza delle città.

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