Per decenni, la tartaruga verde (Chelonia mydas) è stata simbolo di fragilità: ogni anno migliaia di esemplari affrontavano la cattura accidentale, la raccolta delle uova e lo sfruttamento umano dei loro habitat costieri. Oggi, grazie a decenni di conservazione globale, l’ultimo aggiornamento della Lista Rossa Iucn, presentato il 10 ottobre 2025 al Congresso Mondiale sulla Conservazione della Natura di Abu Dhabi segnala un sorprendente miglioramento della specie: da “in pericolo” a “rischio minimo”.
La popolazione globale di tartarughe verdi è aumentata di circa il 28% dagli anni ’70. Gli sforzi più efficaci hanno riguardato la protezione delle femmine nidificanti, il contrasto al commercio insostenibile di uova e tartarughe, l’introduzione di strumenti che riducono la cattura accidentale e il coinvolgimento diretto delle comunità locali in difesa della tartaruga marina. In luoghi come l’Isola di Ascensione, il Brasile, il Messico e le Hawaii, alcune sottopopolazioni stanno recuperando livelli vicini a quelli pre-sfruttamento commerciale.
“La ripresa globale della tartaruga verde dimostra cosa può ottenere una conservazione costante e coordinata nel tempo. Non possiamo pensare alle tartarughe senza oceani e coste sani, e lo stesso vale per noi”, spiega Roderic Mast, co-presidente del Marine Turtle Specialist Group dell’Iucn.
Nonostante il successo, le tartarughe rimangono vulnerabili. Alcune sottopopolazioni continuano a subire effetti della pesca e della perdita di habitat, mentre i cambiamenti climatici minacciano le spiagge di nidificazione. A Raine Island, Australia, la più grande colonia nidificante del mondo, diversi anni di calo della produzione di piccole tartarughe evidenziano quanto la vigilanza debba continuare.
Oltre al valore ecologico, le tartarughe verdi hanno un ruolo culturale e socioeconomico rilevante: la loro presenza sostiene turismo sostenibile, tradizioni locali e la salute delle barriere coralline, che forniscono protezione costiera e supporto a decine di migliaia di specie marine. Questo recupero dimostra che, con misure mirate e perseveranza, anche specie a ciclo di vita lungo possono invertire la rotta del declino.
Le estinzioni non si arrestano
Il quadro globale della biodiversità resta però complesso. L’aggiornamento della Lista Rossa segnala sei specie estinte, tra cui il toporagno dell’Isola di Natale e la lumaca Conus lugubris, e tre mammiferi australiani valutati per la prima volta come estinti. Tre foche artiche si avvicinano all’estinzione a causa della perdita di ghiaccio marino, mentre oltre la metà delle specie di uccelli è in declino, con il disboscamento come principale causa.
Il contrasto tra il recupero della tartaruga verde e la crisi di altre specie mostra che la conservazione funziona solo se è continua, mirata e integrata negli ecosistemi. Come sottolinea Grethel Aguilar, direttore generale Iucn, “mentre foche e uccelli affrontano crescenti minacce, il recupero della tartaruga verde ci ricorda che possiamo agire con determinazione e unità”.
															