5 Novembre 2025
/ 5.11.2025

Il Pianeta verso un aumento di 2,5 gradi

Il nuovo rapporto Unep: con gli attuali impegni, il riscaldamento globale sfiorerà i 2,5 °C. “Le soluzioni ci sono, manca la volontà politica”

A dieci anni dall’Accordo di Parigi, la distanza tra parole e fatti resta abissale. L’ultimo Emissions Gap Report del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep), intitolato Off Target, fotografa un Pianeta che continua a deragliare rispetto alla traiettoria climatica promessa: anche con i nuovi impegni nazionali presentati entro il 30 settembre 2025, la temperatura globale salirà di 2,3-2,5 °C entro fine secolo, contro i 2,6-2,8 °C stimati un anno fa. Una limatura minima, che non cambia la sostanza: il mondo resta su una rotta pericolosa, ben oltre la soglia di sicurezza di 1,5 °C.

Promesse a metà

Solo un terzo dei Paesi firmatari dell’Accordo di Parigi ha aggiornato i propri piani nazionali di riduzione delle emissioni (Ndc). E, come se non bastasse, l’imminente ritiro degli Stati Uniti dall’accordo annullerà buona parte dei piccoli progressi registrati. Secondo il rapporto, “le nuove Ndc hanno appena spostato l’ago della bilancia”: la maggior parte delle nazioni è ancora lontanissima dai target del 2030 e ancor più dai nuovi obiettivi 2035.

Le emissioni globali, invece di calare, sono aumentate del 2,3% nel 2024, raggiungendo 57,7 miliardi di tonnellate di CO₂ equivalente. Per restare sotto i 2 °C, dovrebbero diminuire del 25% rispetto ai livelli del 2019 entro il 2030; per restare entro 1,5 °C, servirebbe un taglio del 40%. In realtà, anche se tutti gli impegni venissero rispettati, le emissioni al 2035 scenderebbero solo del 15%. Troppo poco, troppo tardi.

L’overshoot è ormai inevitabile

Il superamento della soglia di 1,5 °C non è più una minaccia, ma un evento imminente. L’Unep prevede che la temperatura media su più decenni la oltrepasserà già entro il prossimo decennio, rendendo inevitabile un “overshoot” , cioè un periodo di sforamento temporaneo. Tornare sotto quella soglia richiederà tagli rapidissimi alle emissioni e il ricorso a tecnologie di rimozione della CO₂ su larga scala, oggi ancora incerte e costose.

Ogni decimo di grado in più, sottolinea il rapporto, significa moltiplicare i danni economici, sanitari e sociali, soprattutto per le popolazioni più povere. “Le nazioni hanno avuto tre occasioni per mantenere le promesse fatte a Parigi, e ogni volta hanno mancato il bersaglio”, ha dichiarato Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’Unep. “Sappiamo cosa serve fare: dalle energie rinnovabili economiche alla riduzione del metano. Ora è il momento di andare fino in fondo e investire davvero nel futuro”.

Gli strumenti ci sono, manca la volontà

Paradossalmente, il quadro tecnologico non è mai stato così favorevole. Dal 2015, le previsioni di riscaldamento globale sono scese da 3-3,5 °C agli attuali 2,3-2,5 °C, segno che i progressi ci sono stati. Le energie eolica e solare hanno ridotto drasticamente i costi di installazione, rendendo tecnicamente possibile un’accelerazione immediata. Ma a mancare è la volontà politica: l’ambiente internazionale è teso, gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo restano insufficienti e l’architettura finanziaria globale continua a premiare i combustibili fossili.

Il G20, che rappresenta da solo il 77% delle emissioni mondiali, è il grande assente in questa transizione. Solo sette Paesi membri hanno presentato nuovi obiettivi al 2035 e le loro ambizioni non bastano. Nel 2024, le emissioni dei Paesi del G20 sono perfino aumentate dello 0,7%, segno che i motori dell’economia globale non hanno ancora invertito la rotta.

Un bivio storico

Il rapporto Off Target è chiaro: limitare il surriscaldamento a 1,5 °C non è più una sfida teorica, ma una questione di sopravvivenza collettiva. Ogni anno di ritardo restringe la finestra d’azione e rende più costoso ogni intervento futuro. L’unico scenario in grado di riportare la temperatura a 1,5 °C entro il 2100 prevede tagli del 26% delle emissioni al 2030 e del 46% al 2035 rispetto ai livelli del 2019. “È ancora possibile, ma solo se si agisce subito”, ribadisce Andersen. “Abbiamo le soluzioni, manca il coraggio di usarle”.

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