24 Novembre 2024
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Società

Donne del commercio, “fuori serie” che si realizzano per gli altri

Per il Papa sono “donne che capiscono quello che non capiamo”. Avendo l’attività, una commerciante ci racconta di aver programmato il parto cesareo, un’altra di aver portato il bimbo a vendere porta a porta con sé. Parlando di commercio, s’incontrano molte donne straordinarie che si occupano d’impresa e innovazione, lo fanno per “gustare” la realizzazione individuale per sé e per gli altri.

Il benessere sociale passa anche attraverso le condizioni di vita e interpella il “proprio funzionamento nella società”. Trovando anche il giusto “ruolo”, scoprendo e valorizzando lo specifico talento. Un’esigenza che vale per tutti, a prescindere dal genere e dal tipo di lavoro, per l’autonomo come per il dipendente. Occupandosi d’impresa e innovazione, partendo dal commercio, s’incontrano molte donne. Significa, anzi, avere con sé un taccuino pieno di storie di donne. Alcune hanno aperto una loro attività per necessità, perché la fabbrica dove lavoravano ha chiuso i battenti ed erano incinta, altre no, ma tutte sono accomunate dalla medesima visione sull’importanza di un esclusivo percorso “fuori serie”.

Vicende di vita dal gusto della realizzazione individuale con uno sguardo alle esigenze degli altri nell’ottica “win win”: «se mi realizzo io lo voglio anche per gli altri». Del resto, come ci spiega Letizia, che ha iniziato la sua attività con sole speranze e titolare, nel Centro Italia, di un negozio nel settore del wedding di 350 metri quadrati, in ampliamento per un totale di 550, «un lavoro così, che ti impegna anche il sabato, la domenica, i festivi come la Vigilia di Natale o l’ultimo dell’anno, lo puoi fare solo con amore, tanto amore». Non senza sacrifici. Una commerciante ci racconta di aver programmato il parto cesareo, “avendo l’attività”. Un’altra di aver portato il bimbo a vendere porta a porta con sé, «ma ora è il nuovo proprietario».

Papa Francesco, in una recente intervista, in riferimento alla vita della Chiesa, ha parlato delle donne che «capiscono cose che noi non capiamo» Una frase che può risuonare, se possibile, anche nel settore del commercio. Per molti commercianti l’aver superato, etnograficamente pensando, il “rito di passaggio” dell’inoccupazione improvvisa, corrisponde spesso alla consapevolezza della presenza di inciampi utili a giungere “sin qui”. Ad un sistema integrato di intime sfide personali, relazioni con gli altri, di comunità, di vita familiare.

Parlare di donne, in questo ambito, è anche parlare di inclusività autodeterminatasi. C’è chi ha aperto un negozio per il benessere del sonno e di tessuti traspiranti, chi miscela rimedi naturali, chi è vicina ai clienti «nei giorni più importanti», chi recupera centri di origine della biodiversità per perpetrare l’attività agricola del nonno racchiusa in prodotti della terra, quando la geografia conta. Poi, occorre vincere la sfida dei costi e della burocrazia. Parlare di «condizioni di vita” vuol dire occuparsi, evidentemente, anche di regimi fiscali che non penalizzino le aspirazioni, in termini di aliquote, acconti, riconoscendo nel processo di “crescita” una funzionalità utile a tutti.

Ne va della Salute (lo «stato di totale benessere fisico, mentale e sociale…») di Paesi dove non vale solo l’agentività di quella che viene definita, in contesti culturali, “classe egemone”, ma dove la “Salute” è conquistata “dal basso” con dignità, creatività, intraprendenza.

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