1 Novembre 2024
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Eventi, Spazio

60 anni dal programma San Marco, eccellenza che resta

Archive scout, Italia, San Marco, Kenya. Luigi Broglio mostra la piattaforma di lancio del Poligono San Marco.

Era il periodo in cui l’Italia aveva svolto un ruolo fondamentale nello Spazio. Anche oggi l’Aeronautica Militare continua a goderne la grande valorizzazione, rivivendo il momento storico durante il New Space Economy European Expoforum a Roma, che ha visto coinvolti i principali protagonisti del settore spaziale.

L’Italia eccellente, l’Italia degli alti profili. L’Aeronautica Militare ha partecipato al New Space Economy European Expoforum, evento che, alla Fiera di Roma, ha visto presenti i principali protagonisti dello sviluppo di conoscenze, capacità umane, tecnologiche e industriali nel settore spaziale, rendendo accessibili le competenze sviluppate nel corso della sua storia. Ciò, con uno sguardo particolare ai contesti che hanno costituito terreno fertile per le importanti svolte nello sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica, rappresentando motivo di crescita e prestigio per il nostro Paese. Oltre alla partecipazione alle tavole rotonde, organizzate nell’ambito della conferenza scientifica, di esponenti di riferimento, come Roberto Vittori, Capo Ufficio Generale dello Spazio e astronauta ESA (Agenzia Spaziale Europea), l’Aeronautica Militare ha preso parte alla manifestazione con un proprio stand.

Dopo le celebrazioni del Centenario, il 2024 sarà l’anno dei sessant’anni del Programma San Marco, grazie al quale, il 16 Dicembre 1964, l’Italia divenne la terza nazione della storia, dopo Stati Uniti e Unione Sovietica, a lanciare un proprio satellite nello spazio. Tra gli eventi principali di Roma, la presentazione del libro L’aeronautica Militare e il programma San Marco del giornalista Giovanni Caprara. «È stata una grandissima e bellissima avventura – ha evidenziato l’autore – un caso che ancora oggi dovrebbe essere studiato perché univa, da una parte, l’ideazione eccezionale, dall’altra, la capacità di trasformare l’idea in qualcosa di concreto. Credo che basti un elemento per qualificare il tutto: la Nasa ha fatto lanciare a Luigi Broglio, padre del satellite San Marco, cinque satelliti. Questo ci può dare l’idea del rapporto di fiducia che era stato costruito e che permetteva di avere un’evoluzione futura».

Comprendere il contesto storico di riferimento è fondamentale. Come ha spiegato il generale Basilio Di Martino «il periodo compreso tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio degli anni ‘60 consentì iniziative che oggi sarebbero inimmaginabili. Il lancio dello Sputnik aveva modificato radicalmente gli equilibri della guerra fredda e c’era la visione della tecnologia spaziale come funzionale a un certo tipo di attività di carattere militare».
È il periodo in cui l’Italia svolge un ruolo importante. Vota alla fine degli anni ’50; decide di approvare in Parlamento l’acquisizione del sistema missilistico Jupiter; consente l’installazione tra Puglia e Basilicata di trenta missili balistici a raggio intermedio, operativi tra ‘60 e ‘63, poi smantellati come conseguenza degli accordi che posero fine alla crisi di Cuba.

Ma questa esperienza ha permesso di creare la maturità tecnologica fondamentale per avviare il programma, non solo un’attività di ricerca, ma un progetto che si muove sullo sfondo di una serie di iniziative che interessano diversi Paesi Europei per la costituzione di un deterrente nucleare. Per farlo, serviva la tecnologia di accesso indipendente allo spazio.

Credito fotografico: European Space Agency

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