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Lavoro, Sostenibilità

Transizione alla mobilità elettrica? Serve formare nuove competenze

16.12.2023

Un’azienda su tre ritiene che la trasformazione dell’ecosistema automotive in elettrico possa aumentare i livelli occupazionali. Ma occupazione significa formazione: vale a dire indirizzare gli studenti alle competenze necessarie per tutta la filiera. Numeri e percentuali dell’indagine dell’Osservatorio TEA.

Nei giorni scorsi l’Osservatorio TEA ha presentato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy l’esito dell’indagine sulla transizione verso la mobilità elettrica. Nella filiera automotive italiana emergono volontà e fiducia, insieme all’evidente preoccupazione legata difficoltà a reperire le professionalità di cui c’è bisogno.

L’indagine, condotta su un campione di 217 aziende rappresentativo delle 2.152 imprese prese in considerazione dall’Osservatorio TEA, rileva che quasi la metà di esse si dice convinta che le trasformazioni dell’ecosistema automotive non andranno a incidere sul portafoglio prodotti, mentre un 30 per cento si aspetta un impatto positivo. Solo un’azienda su cinque esprime riserve su possibili riflessi negativi. La fiducia prevale relativamente agli effetti occupazionali che la transizione potrebbe produrre. Oltre la metà delle aziende prevede un impatto nullo sul numero dei propri dipendenti e addirittura una su tre ritiene che si possano aumentare i livelli occupazionali. Solo poco più del 15 per cento delle aziende consultate non esclude che possano esserci effetti negativi sul dato occupazionale. Un risultato tutto sommato confortante dal punto di vista di TEA, l’osservatorio sulle trasformazioni dell’ecosistema automotive italiano guidato da CAMI (Center for Automotive & Mobility Innovation) del Dipartimento di Management – Università Ca’ Foscari Venezia e CNR-IRCrES.

Occupazione uguale competenze. Sono quelle necessarie a formare le squadre di lavoro in grado di indirizzare strategicamente la transizione alla mobilità elettrica. Un panorama variegato di figure chiamate a ricoprire i ruoli tecnici, operativi, specialistici e gestionali nei processi innovativi. Ne hanno bisogno le grandi imprese, ma sono indispensabili anche per dare futuro alle piccole e medie realtà già avviate come pure quelle in procinto di nascere, che possono diventare la rete capillare di prodotti e servizi estesa sul territorio nazionale. Le carenze di professionalità nell’automotive elettrico sono ancora più marcate al Sud Italia. Ed ecco che a supporto della trasformazione non può che esserci la formazione. La richiesta avanzata dalle aziende è chiara: un piano strategico per avvicinare il mondo del lavoro alle scuole, in particolare gli Istituti tecnici professionali, indirizzando gli studenti alle competenze che serviranno in tutta la filiera, per sviluppare le tecnologie, accompagnare la riconversione produttiva e generare le nuove idee per contribuire a rendere competitivo il mercato della mobilità elettrica.

Sempre con riferimento all’indagine dell’Osservatorio TEA, due aziende su tre ritengono sia necessario perseguire una politica di defiscalizzazione rivolta sia all’assunzione di personale giovane che di quello esperto.

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