07.04.2024
Le popolazioni mondiali, negli ultimi 18 anni, hanno assistito a un disavanzo della democrazia a livello globale. I diffusi problemi legati ai conflitti e alle elezioni, tra violenze e manipolazioni, hanno portato all’alterazione dei principi fondamentali dei diritti civili. Scendono gli USA, recupera l’Italia, la Norvegia resta sul podio.
Nel 2023 la libertà globale è diminuita per il 18° anno consecutivo, con proporzioni preoccupanti: i diritti politici e le libertà civili sono stati ridotti in 52 Paesi, mentre solo 21 hanno apportato miglioramenti. Elezioni non realmente competitive e conflitti armati hanno contribuito al declino della libertà, causando gravi sofferenze umane.
Secondo il rapporto 2023 di Freedomhouse, un’organizzazione non governativa internazionale, con sede a Washington, i diffusi problemi legati alle elezioni, tra cui violenze e manipolazioni, hanno portato al deterioramento dei diritti e delle libertà.
E non va meglio per la stampa: secondo l’ultimo report annuale World Press Freedom Index 2023 pubblicato da Reporters Sans Frontières c’è stato un importante calo nella libertà dei media, con 31 Paesi ritenuti in una “situazione molto grave”, rispetto ai 21 di appena due anni fa. la disinformazione, la propaganda e l’intelligenza artificiale rappresentano minacce crescenti per il giornalismo.
Nel rapporto di Freedomhouse, si ricorda che in Ecuador le elezioni sono state interrotte da violente organizzazioni criminali, che hanno ucciso diversi funzionari statali e candidati politici. In Cambogia, Guatemala, Polonia, Turchia e Zimbabwe, i leader in carica hanno cercato di controllare la competizione elettorale, ostacolare i loro oppositori politici o impedire loro di prendere il potere dopo il giorno delle elezioni. La Thailandia è riuscita a superare la linea da Non libera a Parzialmente libera grazie a elezioni più competitive, ma una costituzione redatta dai militari ha consentito ad entità non elette di distorcere il successivo processo di formazione del governo. Le forze militari hanno anche spodestato il governo eletto in Niger, provocando il secondo più grande calo di punteggio dell’anno e aggiungendo un altro caso all’ondata di colpi di stato nella regione africana del Sahel iniziata nel 2020.
I conflitti armati e le minacce di aggressione autoritaria hanno reso il mondo meno sicuro e meno democratico. I conflitti spesso guidati da aggressioni autoritarie, hanno causato morte e distruzione e messo a repentaglio la libertà su tutto il Globo. L’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte del Cremlino è continuata per il secondo anno, deteriorando ulteriormente i diritti fondamentali nelle aree occupate e provocando una repressione più intensa nella stessa Russia. I civili hanno anche sopportato il peso del conflitto tra Israele e il gruppo militante palestinese Hamas, di una guerra civile derivante dal colpo di stato militare del 2021 in Myanmar e dei brutali combattimenti tra fazioni militari e paramilitari rivali in Sudan.
Il Nagorno-Karabakh, un territorio che da tempo riceve una propria valutazione in questo rapporto, ha subito il più grande declino della libertà registrato nell’anno ed è passato da Parzialmente libero a Non libero dopo che un blocco e un’offensiva militare da parte del regime azerbaigiano hanno portato alla capitolazione delle sue forze separatiste. governo e l’espulsione di fatto della sua popolazione di etnia armena.
La negazione dei diritti politici e delle libertà civili nei territori contesi ha ridotto la libertà nei paesi associati, comprese alcune democrazie. Le persone che vivevano in territori contesi senza accesso all’autodeterminazione erano particolarmente vulnerabili agli abusi da parte delle autorità prive di controlli significativi sul loro potere. Pechino ha continuato a reprimere le poche libertà a disposizione dei residenti di Hong Kong e del Tibet, mentre il regime russo ha portato avanti i suoi sforzi per reprimere le popolazioni vulnerabili in Crimea e arruolare gli abitanti locali nella sua guerra di aggressione. La repressione nei territori contesi è stata in gran parte perpetrata da regimi autocratici, ma i governi democraticamente eletti di Israele e India sono stati complici della violazione dei diritti fondamentali rispettivamente in Cisgiordania e Striscia di Gaza e nel Kashmir amministrato dall’India. Per quanto riguarda la libertà di stampa, anche il World Press Freedom Index ha rivelato un calo nella libertà dei media e l’aumento dell’aggressività da parte dei governi autocratici e di alcuni che sono considerati democratici unita a “massicce campagne di disinformazione o propaganda” ha fatto peggiorare la situazione.
L’Italia recupera 17 posizioni nella classifica mondiale e si attesta al 41esimo posto, sorpassando gli Stati Uniti che, avendo perso tre posizioni, diventano 45esimi.
Fra i paesi più virtuosi la Norvegia, paese sul podio da 7 anni consecutivi, seguita dall’Irlanda e dalla Danimarca. Seguono nella top ten: Svezia, Finlandia, Olanda, Lituania, Estonia, Portogallo e Timor Est. Gli ultimi tre posti sono occupati da paesi asiatici: il Vietnam al 178esimo posto, la Cina che perdendo 4 posizione scende al 179esimo, definita da Reporters Sans Frontières “il più grande carceriere di giornalisti al mondo” , mentre all’ultimo posto si classifica la Corea del Nord.
La Grecia è il peggiore Paese nell’Unione europea per quanto riguarda la salvaguardia della libertà di informazione. Il paese mediterraneo si trova al 107esimo posto su 180, preceduto per quanto riguarda gli Stati Ue da Malta (84esima) e Ungheria (72esima).
La Tunisia è tra i Paesi che hanno perso più posizioni nella classifica di Reporter Senza Frontiere scendendo dal 94esimo al 121esimo posto su 180 Paesi, perdendo 27 posizioni. Male la Turchia di Erdogan, 165esima, la Russia 164esima e Israele, 97esimo. Anche l’India segna un preoccupante arretramento: il Paese è scivolato al 161esimo posto, mentre nel 2022 si trovava al 150esimo.
In attesa dei prossimi dati di Reporters Sans Frontières, previsti per maggio, la fotografia scattata da questi due rapporti sullo stato della democrazia mondiale, non solo è a tinte fosche, ma peggiora di anno in anno. Cresce il Pil, ma cala la libertà.