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Cronaca, Economia, Musica

L’Italia attende il fattore “Taylor Swift”

29.06.2024

La stampa mondiale continua a primeggiare gli effetti dei suoi tour sull’economia mondiale. Gli gnomi della finanza traducono lo showbiz in “Swift Economy” o “variabile Taylor Swift” per inquadrare il fenomeno. Un battito d’ali della Swift può provocare un uragano economico anche in Italia il prossimo 13 e 14 luglio a San Siro?

Dal fattore K al fattore Taylor Swift, uno spettro si aggira per l’Europa e non è quello del comunismo. Da fenomeno dello showbiz, la popstar, più famosa del mondo, rischia di diventare un fenomeno economico: “Swift Economy”, “variabile Taylor Swift”, lo definiscono gli gnomi della finanza e ai piani alti delle banche centrali.
Dallo scorso 17 marzo 2023 allo State Farm Stadium di Glendale in Arizona, Taylor Swift sta celebrando 18 anni di carriera con il suo The Eras Tour, che fino a 15 giorni fa sembrava non finire mai (il 13 giugno scorso, durante il centesimo concerto a Liverpool, ne ha svelata la fine: dicembre 2024). Ma oltre ad essere il tour mondiale più lungo in assoluto, altro che il World Slavery Tour degli Iron Maiden di 40 e passa anni fa, quello di Taylor Swift è anche il tour mondiale dagli incassi più alti di tutti i tempi. E titilla le economie nazionali.

La Bibbia della finanza mondiale, Forbes, ci informa che Taylor Swift è la prima musicista ad essere entrata nella classifica dei Paperoni grazie praticamente soltanto alla sua musica (e qui gli artisti italiani piangono e rosicano). E che, last but not least, proprio grazie ai guadagni del suo Eras Tour (oltre ai 200 milioni di dischi venduti in tutto il mondo), è diventata miliardaria: il suo patrimonio comprende quasi 600 milioni di dollari accumulati tra royalties e tournée, oltre a un catalogo musicale che è molto più di un tesoretto. Con 152 date in 20 paesi negli USA il tour raggiungerà i 2 miliardi di dollari (solo dalla vendita dei biglietti, con il merchandising i miliardi diventano 4,6). E ora che la cantante americana atterra sui palchi del Vecchio Continente, l’effetto sulle economie di almeno alcuni paesi rischia di essere dirompente. Se a Edimburgo, dove è iniziato il tour europeo, hanno calcolato un giro d’affari di 77 milioni di sterline, a Parigi hanno visto che la popstar tira più delle Olimpiadi, con un numero di turisti americani cinque volte superiore.

Ma non è tutto oro quel che luccica, perché se aumenta la domanda aumentano i prezzi e allora l’inflazione non ha più confini (nazionali): effettivamente l’aumento dei prezzi legato ai concerti potrebbe causare un aumento dell’inflazione, lo dice il board della BCE e lo dice la TD Bank americana. Un battito d’ali della Swift può provocare un uragano con effetti significativi sull’economia e sui mercati globali soprattutto europei.
È quello che potrebbe succedere anche a Milano, dove il doppio show a San Siro il 13 e 14 luglio prossimi è già sold out: secondo European Cities Marketing lo spettacolo comporterà un forte effetto sull’indotto, stimato in 42 milioni di euro. Quindi soldini a vagonate per l’economia locale e fatturato su per tutti, dagli alberghi e le strutture ricettive, per i quali i maghi della finanza stimano un aumento del fatturato del 200-300%, a ristoranti, bar e negozi, taxi e mezzi pubblici. I numeri parlano chiaro e la matematica non è un’opinione: San Siro ospita fino a 75.817 spettatori, che moltiplicato per due (lo show milanese di Taylor Swift è doppio, ricordiamocelo) fa 160.000, quindi i lanzichenecchi che piacciono tanto a Elkann in arrivo da tutta Italia e mezza Europa daranno un notevole impulso all’economia locale ed effettivamente Beppe Sala è un ragazzo fortunato, Milano è sempre più “the place to be”.

Andreotti aveva benedetto Sindona per aver salvato la lira, ma se è vero che la “variabile Taylor Swift” ridurrà il valore della moneta, chi sarà il suo salvatore? Intanto attendiamo con ansia l’oracolo ISTAT.

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