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Business, Cronaca, Economia

Meglio chiusi a se stessi?

09.07.2024

Per gli europei la riduzione delle barriere commerciali stimola scambi internazionali, favorendo integrazione economica e interdipendenza tra le nazioni. Ma questo non piace all’Italia, rimasta ultima in classifica sul gradimento del libero mercato secondo un sondaggio di Eurobarometro. L’approfondimento sulle motivazioni.

All’Europa piace il libero commercio. O almeno, alla maggior parte dei suoi cittadini: secondo un sondaggio condotto da Eurobarometro sul commercio internazionale, il 62% degli europei riconosce i vantaggi derivanti dagli scambi commerciali con altri Paesi. Tra i principali benefici, una maggior scelta per i consumatori e la disponibilità di prodotti a prezzi più convenienti: dunque, più potere d’acquisto e una diversificazione dell’offerta.

E il ruolo dell’Ue, in questo contesto, rimane fondamentale: il 74% degli intervistati, infatti, crede che politiche internazionali siano più efficaci nella difesa degli interessi rispetto a quanto potrebbero fare i singoli agendo da soli. Il che implica la necessità di regole commerciali: anche in questo caso, la grande maggioranza (82%) ritiene che sia indispensabile l’esistenza di norme che regolino il commercio tra i vari Paesi. Perché il libero mercato, se ben gestito, è davvero ricco di potenzialità: la riduzione delle barriere commerciali stimola scambi internazionali, favorendo integrazione economica e interdipendenza tra le nazioni. E allo stesso tempo attrae investimenti esteri che apportano non solo capitale, ma anche innovazione tecnologica e nuove competenze.

Un quadro, questo, dipinto dai dati di Eurobarometro, che rappresenta un’Europa competitiva e che ripone delle aspettative in un’economia globalizzata. Ma in questo panorama c’è una nota di colore che si discosta dall’armonia generale: l’Italia. L’indagine, infatti, ha messo in evidenza una tendenza tutta italiana a respingere la globalizzazione, che viene considerata per lo più dannosa, e con solo il 45% degli intervistati che crede che gli scambi commerciali apportino benefici.

A preoccupare – emerge – è la concorrenza eccessiva derivante dall’apertura del mercato unico, che rischia di minare il made in Italy e i settori economici nazionali (ma anche europei) come agricoltura e industria. Ancora, secondo gli intervistati i pericoli del commercio internazionale superano le opportunità, con il rischio che cresca la disoccupazione e un eccesso di flusso di merci che potrebbe portare a una riduzione generale della qualità dei prodotti. E dunque non sorprende che il 47% degli italiani desideri che l’Unione europea protegga prima di tutto imprese e consumatori locali, e poi si dedichi agli accordi di libero scambio.

Il negativo dell’immagine si ha invece con l’accoglienza di investitori stranieri: il 65%, infatti, ha dichiarato di essere favorevole all’apertura agli investitori extra-Ue, e il 50% è persino disposto a vendere aziende italiane e gruppi stranieri. Insomma, proteggiamo il Made in Italy ma solo se conviene.

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