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Salute

Domande e risposte sull’origine dell’intelligenza

25.08.2024

Esistono esercizi con i quali, allenando logica, intuito e altre qualità intellettuali, possiamo diventare più intelligenti? L’intelligenza è una qualità innata? Si può coltivare e migliorare? E in che cosa consiste esattamente? Del tema si sono occupati alcuni insigni psicologi.

Uno dei grandi misteri della civiltà è sempre stato legato all’intelligenza, un concetto (più o meno) facile da individuare, un po’ più complesso da definire e quasi impossibile da catalogare. Tanto la scienza quanto la filosofia si sono da sempre interrogate sugli impalpabili confini di questa caratteristica degli esseri viventi, con particolare attenzione a quella umana: è una qualità innata? Si può coltivare e quindi migliorare? In che cosa consiste esattamente? Domande tanto complicate quanto profonde, a cui è arrivata in ogni caso una nuova, autorevole risposta.

Se ne sono occupati alcuni insigni psicologi della Liverpool University e della London School of Economics and Political Science, concentrandosi in particolare sui controversi temi del quoziente intellettivo e dei test cognitivi. A proposito di questi ultimi, effettuarli in maniera diffusa e (per quanto possibile) sistematica rappresenta un aiuto relativo. Perché può certamente migliorare prestazioni o risultati, ma non fa crescere l’intelligenza di per sé.
I dottori Giovanni Sala e Fernand Gobet hanno preso in analisi il test più utilizzato nelle scuole anglosassoni per l’accesso tra gli iscritti a numero chiuso, il «Cognitive ability test (Cat) 4», ma anche i criteri alla base dei test del QI. I quali, per chi non lo sapesse, sono sviluppati dal Mensa: un’associazione composta da persone a loro volta accreditate di un QI uguale o superiore al 98° percentile (ossia superiore al 98% dell’umanità).
Riguardo al Cat 4, esso si concentra su quattro diverse tipologie di ragionamento: verbale, non verbale, quantitativo e spaziale. Si tratta di ambiti completamente diversi, ma in qualche modo interconnessi. E in cui le capacità non sono il frutto di preparazione, studio o in generale conoscenza: risultano, appunto, innate. Proprio per questo motivo è interessante constatare che gli stessi soggetti vedono migliorare i propri risultati se effettuano questo genere di test con maggiore frequenza. Tanto che, se si svolge un quiz logico appena dopo averne concluso un altro, in media il risultato è migliore di circa 8 punti di QI.

L’allenamento permette infatti di stimolare la capacità di risolvere nuovi problemi, e risolvere un quiz di logica aiuta a sviluppare nuove strategie. Si tratta però di mera performance: di un risultato ottenuto di fronte a un compito, per quanto difficile esso sia. L’intelligenza del soggetto resta invece immutata, perché non è migliorabile nemmeno con il programma di lavoro più certosino e minuzioso.
Ma quindi, detto questo, i test di intelligenza sono inutili? La risposta è: assolutamente no. Sostenerli aiuta e sviluppa qualità fondamentali dal punto di vista personale e anche professionale, come senso logico, forza di volontà, intuito, caparbietà, curiosità. E anche cultura: quella sì allenabile tramite lo studio, la dedizione e la costanza. L’intelligenza non lo è, ma forse possiamo serenamente accontentarci di tutto il resto.

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