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Scienza e tecnologia

Il mondo dopo la copia perfetta di Elon Musk

19.09.2024

Clonarsi anima e corpo è possibile? Creare una replica isomorfica di un essere umano non significa limitarsi all’aspetto fisico. La mente, i ricordi e i pensieri sono un lato fondamentale nella definizione del Se. Giunti al traguardo della manipolazione della vita, quali conseguenze dovrà affrontare l’umanità se andiamo oltre? (Parte seconda)

Si aprirebbe uno scenario al di là della fantascienza: ricordate “Matrix”? Il film scritto e diretto dai fratelli Wachowski era la versione cinematografica della filosofia di Schopenhauer (“Il mondo è una mia rappresentazione”). Ma prima dei fratelli Wachowski il filosofo americano Hilary Putnam aveva scritto il saggio intitolato “Cervelli in una vasca” dove, sostanzialmente, offriva al pubblico l’ipotesi meta-teorica sul trapianto di cervello. E nel 2002  Wes Craven aveva dato alle stampe un bellissimo romanzo, “Incubo”, dove il regista di “Nightmare” e di “Scream” raccontava proprio questo, la clonazione non solo del corpo di un essere umano ma anche dei suoi pensieri.

Ora, se Musk duplicasse se stesso nel corpo e nei pensieri, quale dei due sarebbe il vero proprietario di Tesla, Space X, e Neuralink? E quale il legittimo fidanzato di Shivon Zilis, la sua attuale compagna? Chi sarebbe il vero padre dei suoi 12 figli? Se uno dei due Musk commettesse un illecito penale, quale delle due copie andrebbe in tribunale? La responsabilità individuale è sempre personale e non si può processare uno stesso soggetto per lo stesso reato: ma nel caso in cui una delle due copie di Elon Musk commettesse un crimine, il giudice quale delle due dovrebbe processare? E se l’altra copia proseguisse nello stesso illecito penale, come sarebbe giuridicamente possibile portarla a processo essendo già stata condannata?

Non c’è solo questo. Se il “vero” Elon Musk morisse in un incidente, la sua copia continuerebbe a vivere: prenderebbe allora il suo posto in tutto e per tutto, dalla conduzione delle aziende alla vita privata?
Sarebbe eterno, non morirebbe mai, perché il corpo fisico decade ma non l’identità digitale: grazie alla clonazione si trasferirebbe in un nuovo corpo. Le conseguenze sociali sarebbero enormi al pari di quelle giuridiche, con la nascita di un gruppo di “superuomini” clonati e tecnologicamente potenziati, immortali e spaventosamente ricchi. Altro che Marx, altro che coscienza di classe: l’immortalità sarebbe la prerogativa di una classe ricchissima, un vero e proprio “reich” tecnologicamente avanzatissimo alla testa di una società divisa in due, con i ricchi immortali da una parte e i poveracci mortali dall’altra.

Umberto Eco negli anni ‘90 aveva espresso preoccupazione per la concentrazione della proprietà della tecnologia e della comunicazione nelle mani di pochi, sottolineando non solo il rischio di perdita della libertà, ma anche quello di un nuovo “grande fratello”, i proprietari della tecnologia e della comunicazione a capo di una società controllata da loro stessi. In un simile scenario si depotenzierebbero allo spasimo la proprietà intellettuale delle idee e della riservatezza: se, infatti, qualcuno è in grado di trasferire i miei pensieri nel cervello di un altro, significa che questo qualcuno è in grado di “vederli”. Mi leggerebbe nel pensiero nel vero senso del termine! Altro che Intelligenza Artificiale: questo articolo e i pensieri qui espressi, ad esempio, non sarebbero più miei anche prima di apparire sullo schermo di questo pc, perché un “Doctor Who” li vedrebbe già nella mia testa!

Ma le conseguenze futuribili del combinato disposto clonazione / Neuralink sarebbero anche di natura filosofica: noi oggi non sappiamo cosa si intenda esattamente con la parola “io”, perché essa rimanda a dei correlati che possono essere sia fisici (il mio corpo) che mentali (i miei pensieri). In un certo senso, l’io non ha un “proprietario” certo: io sono solo il mio corpo o sono anche qualcos’altro? La mia mente è fisica o è irriducibile alla fisicità? L’identità personale è, almeno nella storia del pensiero occidentale, un paradosso  virtualmente insolubile, ma pensiamo solo per un attimo a uno scenario diverso da quello tratteggiato, cioè alla realtà “democratica” dove la clonazione e Neuralink fossero  alla portata di molti (ma mai per tutti): in un mondo di copie identiche si verrebbe a determinare una crisi di identità globale, fino al punto di massimizzare disagi psichici e malattie. Chi li curerebbe? Altrettanti cloni di medici?

Ora, non ci sono informazioni attendibili che suggeriscano che Elon Musk voglia clonare se stesso con Neuralink. L’obiettivo principale di Neuralink, lo ripetiamo, è trattare patologie neurologiche, come paralisi e malattie neurodegenerative. Ma Neuralink è potenzialmente impiegabile anche per potenziare le prestazioni cognitive di un essere umano “sano”? D’altro canto, Musk ha discusso della possibilità di migliorare l’intelligenza umana, non ha mai pubblicamente menzionato l’intenzione di clonarsi. Allo stato attuale, la clonazione non rientra negli obiettivi dichiarati di Neuralink, ma tutti gli interrogativi di cui sopra aprono comunque un varco su scenari futuri forse non impossibili.

Leggi la prima parte

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