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La gestione del denaro è un affare da uomini?

02.10.2024

L’analisi dei divari nella cultura economico-finanziaria odierna.

È noto quanto negli ultimi anni ci sia stata una crescita dell’attenzione verso il tema dell’educazione finanziaria, una tendenza riconducibile a una serie di ragioni molto complesse e impattanti, che riguardano tutta la società. La maggiore attenzione che c’è ora su questo argomento ha portato a riflettere su un aspetto specifico che, in realtà, c’è da sempre e che si inserisce all’interno di un quadro di disparità molto più grande: si tratta della disparità di genere che c’è – dati alla mano – nel possesso di conoscenze finanziarie e nella gestione del denaro (soprattutto famigliare). Anche se è vero che, rispetto a un passato in cui il fenomeno aveva dimensioni più ampie e marcate, la situazione è migliorata, va precisato che non solo un divario è ancora presente, ma, il World Economic Forum ci informa che a livello globale, nel 2024, «il secondo divario più grande da colmare è nella partecipazione economica e nelle opportunità». Tutti gli anni, il WEF realizza un report mondiale che geo-monitora l’andamento del gender gap in quattro macroaree: la salute, l’istruzione, l’emancipazione politica e la partecipazione economica. I primi due sono gli ambiti in cui il divario di genere si sta quasi chiudendo (96% e 94,9%), sull’emancipazione politica si registra il dato più basso (22,5%). Quello che accade nell’ambito della partecipazione economica è interessante, perché il divario è ancora ampio (60%), ma è l’indice che ha avuto nell’ultimo anno la crescita maggiore (+6 sul 2023), facendo coì sperare in un progressivo miglioramento. Dei 146 Paesi considerati nello studio, l’Italia, per quanto riguarda l’indice economico, si colloca al 111° posto e fa peggio dello scorso anno (104° posizione).

L’esistenza di un divario di genere nella partecipazione alla vita economica del Paese è il risultato di differenze importanti nei tassi di occupazione e nel reddito, nella presenza femminile e maschile in posizione dirigenziali, in particolare in realtà finanziarie e bancarie, e in mansioni specializzate in questi campi. In Italia per molte donne è ancora difficile parlare di emancipazione economica e finanziaria. Secondo l’ultima rilevazione Edufin sull’educazione finanziaria, le donne sono meno soddisfatte degli uomini della propria situazione economica e per il 38,8% delle donne pensare alla propria situazione finanziaria genera ansia (rispetto al 27,3% degli uomini). Un confronto con altri studi sul tema conferma questo scenario e le ragioni riportate sono le medesime, le opportunità professionali e il possesso di una cultura economico-finanziaria. C’è un problema sul piano retributivo, perché, nonostante la presenza di un lavoro, molte donne dichiarano di guadagnare meno degli uomini e questo diventa un limite rispetto alla possibilità di raggiungere l’indipendenza economica, che si lega a un minor uso dei servizi finanziari e una minor confidenza con la gestione del proprio denaro. A questi ultimi due aspetti, contribuisce quel secondo problema, che ha a che fare con la mancanza di una adeguata cultura economico-finanziaria. Su questo aspetto, la rilevazione Edufin chiedeva di esprimere il proprio favore all’introduzione di percorsi di educazione finanziaria: donne e uomini si sono espressi parimenti sostenitori all’introduzione nel contesto scolastico ma, rispetto all’introduzione nei luoghi di lavoro e altri luoghi ricreativi, le donne sono risultate più favorevoli. Questo porta a ipotizzare due conclusioni importanti e non scontate: che dell’esistenza di questo gap c’è sia molta consapevolezza, sia un forte desiderio di cambiamento.

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