3 Dicembre 2024
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Cultura, Salute, Società

Un pensiero sul dominio maschile

Le quinte di un ordine sociale che ha funzionato come una macchina simbolica volta a riprodurre le differenze tra maschio e femmina. Tante donne raccontano di aver finto di provare piacere per assecondare e non deludere il proprio compagno. Le risposte di una prestigiosa ricerca.

C’è un processo storico alla base della differenza tra uomo e donna che potrebbe apparire naturale. Schemi di pensiero che generano “anticipazioni” confermate in maniera incessante dall’ordine delle cose e dal corso del mondo. Cicli biologici e cosmici, parte però, e questa è la novità, di un sistema mitico-rituale, quindi sociale, che ha creato la divisione che conosciamo tra i sessi, a vantaggio della virilità maschile. Ne era convinto Pierre Bourdieu, uno dei più importanti sociologi contemporanei, che, nel suo libro «Il dominio maschile», rivela un’inconsapevolezza generalizzata situata alla base del nostro essere e del nostro sentire.

Quel bisogno di completezza e di complementarità logico, ad esempio nella procreazione, assegna alla donna un insidioso ruolo al “negativo”, inteso cioè come esistenza necessaria, ma prodotta grazie all’opposizione ad un principio, che è anche primato, del tutto androcentrico. Il caso dei berberi di Cabilia lo aiutò a spiegare concetti volti a scardinare le strutture mentali ingenue di una cosmologia così pensata. La visione che chiamerà fallonarcisistica, con le differenze sessuali, funzionante secondo l’opposizione tra maschile femminile, alto/basso, secco/umido, fuori (pubblico)/dentro (privato), sopra/sotto, resta implicata in una serie di determinazioni che organizzano l’universo.

L’ordine sociale ha funzionato come una macchina simbolica volta a riprodurre queste differenze. Il “fuori” è l’area dei campi, dell’assemblea, del mercato, appannaggio degli uomini, il “dentro” è la casa, il giardino, la fontana di quel pilastro (donna/luna), disteso (sotto) della famiglia che è la moglie, a differenza di quell’architrave (sopra/uomo/sole) che regge tutta la concezione di un programma sociale di percezione incorporato che si applica al corpo stesso. Ne sono testimoni la storia medica, con l’organo genitale femminile studiato come fallo rovesciato, la cultura classica, la psicanalisi che trae dalla Grecia antica – afferma Bourdieu – i suoi schemi interpretativi. Ne deriva una causalità circolare (di dipendenza tra uomo e donna, con lo spaesamento a cui sono così condotte le persone omossessuali) in cui i rapporti di dominio divengono oggettivi per via di schemi cognitivi del tutto soggettivi. La virilità, associata all’erezione fallica, è il punto d’onore, basti pensare – sottolinea lo stesso Bourdieu – alle tante donne che raccontano di aver finto di provare piacere per assecondare e non deludere il proprio compagno. La domesticazione di una saggezza costruita in tal modo (la donna padrona della “fonte”, l’uomo della “casa”) agisce quando si accetta una “sottomissione” che pare normale e che potrebbe sfociare in qualcosa di pericoloso o quando, avendo bisogno dello sguardo altrui per costituire la propria essenza, si atteggia il corpo per presentarlo nel mercato dei beni simbolici. Oppure, nell’amore romantico, nella sua forma comune, che affranca dal dominio, specialmente quando offre una via per l’ascesa sociale.

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