21.01.2025
Le norme comunitarie per il riciclo del PET vogliono nuove regole che includono l’obbligo di produzione di bottiglie composte almeno per il 25% da plastica riciclata. Per noi cambia solo leggermente il colore, ma sono le abitudini a dover subire una rivoluzione. Quanto ci guadagnano ambiente e consumi?
Dall’inizio del 2025 è in corso in tutta Europa un’ulteriore novità per contrastare non solo l’invasione della plastica, ma anche la sua dispersione tra i rifiuti a svantaggio dei piani comunitari di riciclo. Si tratta della direttiva europea 2019/904, entrata in vigore quest’anno e che punta ad unirsi alle altre iniziative comunitarie intraprese per ridurre l’impatto ambientale di questo diffusissimo tipo di rifiuti.
Se, infatti, già dal luglio 2024 l’Unione europea aveva imposto la commercializzazione di sole bottiglie di plastica monouso o Tetrapak con i tappi non rimovibili dal contenitore, quest’anno è arrivato l’obbligo di produzione di bottiglie composte almeno per il 25% da plastica riciclata. Tale requisito riguarda i recipienti da bevande fino ai tre litri di capacità e la cui principale componente sia il PET (polietilene tereftalato). E non è tutto, perché entro il 2030 questa percentuale dovrà salire al 30%.
Oltre a questa novità, che riguarda prevalentemente i produttori, ce n’è un’altra non meno importante a carico degli Stati membri. Entro il 2025 bisognerà infatti garantire un’ancora più capillare raccolta differenziata delle bottiglie in plastica monouso presenti sul mercato nel corso dell’anno. Il vincolo comunitario è di raggiungere quota 77%, percentuale calcolata individuando il peso di tali rifiuti. E nel 2029 si dovrà arrivare a un ancora più sostanzioso 90%.
Lato consumatori, la novità avrà un rilievo minimo: ci limiteremo a notare bottiglie di plastica dal colore un po’ più scuro, o meno trasparente. Cambia molto di più per l’industria e per l’ambiente. Coripet, il consorzio volontario che si occupa di raccogliere le bottiglie di plastica monouso per poi riciclarle e consegnare ai produttori il risultato del proprio lavoro, stima che oggi il tasso di raccolta differenziata di tali prodotti ha raggiunto in Italia il 68,6%. Le nuove bottiglie, invece, contengono in media il 20% di PET riciclato. Gli obiettivi comunitari sono insomma abbastanza vicini, ma ancora da raggiungere.
Del resto in Italia si producono ogni anno 13 miliardi di bottiglie di plastica monouso, e il nostro Paese è il primo in Europa per consumo di acqua minerale in bottiglia. The European House – Ambrosetti parla di 249 litri a testa, contro i 159 di media del resto del Continente (Regno Unito incluso).
Ecco perché diventa cruciale che le aziende si aggiornino ai nuovi parametri fissati dall’Europa, che i sistemi nostrani di raccolta e riciclo siano ancora più efficienti, ma anche che si proceda a un progressivo ma efficace cambio culturale presso la cittadinanza. Tanto più che sul nostro territorio l’acqua di rubinetto è conforme ai parametri di legge in oltre il 99% dei casi, ma si continua a non sceglierla a vantaggio di quella confezionata e venduta al supermercato o anche soltanto nel negozio sotto casa. Senza che questo generi particolari benefici per la nostra salute, creando invece al contrario problemi all’ambiente, alla nostra rete di raccolta e smaltimento rifiuti, e ora anche ai parametri di legge che l’Europa ci impone.